Dopo alcune volte che vai in Expo, diventi un esperto. Lo sanno tutti che ci sei andato, lo capiscono dal fatto che ne parli fino allo sfinimento, dai tuoi post su facebook, dai selfie che non ti stanchi di mostrare al vicino di tavola. E, da esperto, vieni consultato. La tua autorevolezza viene dalla frequentazione, te la sei autoassegnata, ma gli altri te la riconoscono e ti chiamano facendoti la fatidica domanda: “cosa mi consigli?”. Ve ne dico 4, che si aggiungono alle altre. E, dopo la visita, mi direte se ne valeva la pena.



4 cose da sapere (per non fare errori madornali)

Ci si arriva in treno. Col Passante. Una cosa sconosciuta a molti milanesi, ma è la via migliore per arrivare vicino, comodi, seduti. Il biglietto costa 2,2 euro a tratta (meno della metro). Le indicazioni sono chiare ed è un’occasione per imparare che esiste e, magari usarlo in futuro. Si cammina, tanto, tantissimo. Scarpe comode e buona lena. Il solo decumano è lungo 1,4 km, largo 40 mt, più i padiglioni e le strade laterali. Difficilmente farete più di una volta avanti e indietro, quindi vietato rimandare una visita o la scoperta di qualcosa che incuriosisce: potreste non ripassarci (o non farcela) più.



Fa caldo. Nei padiglioni c’è aria condizionata, il decumano è sotto le tende, la coda agli Emirati Arabi è riparata dagli ombrelli delle hostess. Ma fa caldo lo stesso. Offrono refrigerio la piscina della Repubblica Ceca, la foresta dell’Austria e le case dell’acqua, sparse per il sito. Ma rimane estate, bisogna mettersela via.

Ci trovi tutto (non portare nulla). Niente zaini pieni di panini al prosciutto, borracce, cappellini, ventagli. Ci sono 147 Paesi muniti di hostess, assistenti e steward. Ci sono volontari, servizi civile, carabinieri, polizia ed esercito. Nel padiglione svizzero regalano bicchieri, in quello francese degusti formaggi gratuitamente e l’abruzzo permette di assaggiare ogni due ore. In Russia si provano le bevande tipiche (vodka alla sera…). È un’esperienza, basti tu.



4 padiglioni da vedere (tra gli altri, che sanno tutti)

Oltre alla rete del Brasile, il trittico Padiglione Zero – Padiglione Italia – Albero della Vita, gli affollatissimi Emirati Arabi, Kazakistan, Germania, Giappone, ecco 4 suggerimenti per gustarsi cose belle anche facendo meno coda.

Svizzera: l’unico padiglione in cui puoi prendere il biglietto (gratuito) per programmare con precisione svizzera l’orario di ingresso (evitando code). Padiglione calvinista che ti invita a prendere quello che vuoi (caffè, sale, mele liofilizzate e bicchieri per bere acqua del rubinetto) pensando che dovrà bastare anche per gli altri.

Colombia: anche se non c’è la coda chilometrica che tanti sopportano pur di saltare sulla rete del Brasile, offre un’esperienza interessante: quella di muoversi dagli oltre cinquemila metri delle sue montagne allo spettacolo sottomarino delle barriere coralline… in ascensore!

Corea del sud: bianco in stile arancia meccanica, con installazioni grigie e nere, parole sui muri e lettere per terra. Ricorda un museo di arte contemporanea. Ed è solo l’inizio: nel mezzo, una performance di due robot con schermi come braccia, che mostrano la scomposizione dei cibi che crea equilibrio.

Kuwait. La spettacolare cascata che scrive in italiano, inglese ed arabo che l’acqua è la chiave della sopravvivenza, è solo l’inizio dell’esperienza che state per fare: in pochi minuti una notte nel deserto arabo, compreso di temporale mattutino. Poi, aromi di spezie, artigianato e pesci esotici.

4 persone che puoi incontrare (e ne può valere la pena)

Massimo Bottura. Il secondo miglior cuoco del mondo, chef ambassador di Expo, delizia le menti e lo spirito, oltre al palato, con la sua idea della sacralità del cibo. Ha aperto il refettorio ambrosiano, nel quartiere Greco a Milano, per dar da mangiare a chi non ne ha: “Cucinare è un atto d’amore, anche quando lo si fa con una crosta di pane, questo è il dono di bellezza che abbiamo voluto fare alle anime fragili della città” ha dichiarato.

Roberto Arditti. Capelli rossicci, naso importante e parlata inconfondibile, è la voce di Expo quando c’è un’autorità. Presenta tutti ed è il riferimento delle istituzioni che si muovono tra i padiglioni. Se gli chiedete una mano non si tirerà indietro.

Salvatore Veca è un filosofo (esistono davvero!) che ha coordinato i lavori per la redazione della Carta di Milano, l’eredità culturale dell’esposizione. “Ho provato a dare un’anima all’Expo” ha dichiarato. Anche i filosofi, dunque, servono a qualcosa!

Davide Rampello. L’ex direttore della Triennale in Expo ha fatto il Padiglione Zero, sta inventando le feste del latte, del pane e del pomodoro, ha realizzato Acquae Venezia, e tutti si rivolgono a lui per un’idea, o per la sua realizzazione. Creativo se ce n’è uno, vi spiega qualsiasi cosa facendovi sognare.

4 posti dove mangiare (tra gli altri, da me provati)

Foo’d (ovvero il D’o all’Expo). Davide Oldani si è inventato un risotto speciale con zafferano e variante al panettone. Non è un piatto estivo ma con dieci euro si prova un piatto di alta cucina che basta per tutta la giornata.

Identità golose. Fiore all’occhiello della cucina italiana ad Expo, con 75 euro si consuma un pasto cucinato da uno chef stellato (si alternano da mercoledì a domenica) di quattro portate con quattro vini, acqua e caffè. Serviti a tavola, con aria condizionata. Per intenditori (serve prenotare, però).

Mini pancakes del padiglione olandese. Funzionano da dessert ma sono così tanti, così fritti, così pieni di nutella e zucchero a velo da stendere un bufalo, figurarsi un turista stremato dalla bollente maratona del decumano. Insomma, imperdibili.

La tigella. Delizia di romagna, è servita in un baracchino dietro al padiglione del brasile, accompagnata da un bicchiere di lambrusco. I camerieri ti rintracciano grazie al gps tra i tavolini a bordo canale. Per chi cerca un buon posto dove mangiare bene, spendere poco, non fare la coda.

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