E’ stato depositato dal gruppo consiliare del NCD il progetto di legge “La casa sociale in Lombardia” che intende riformare l’attuale legge in materia di edilizia residenziale sociale (ERS). “Un provvedimento rivoluzionario che riforma il sistema delle politiche abitative in Regione Lombardia. Un nuovo tassello nel delicato mosaico della riforma del welfare con il quale intendiamo superare il concetto di assistenza fine a se stessa attraverso un coinvolgimento delle amministrazioni locali e delle realtà del Terzo settore chiamati a realizzare una reale presa in carico della persona e della famiglia”, ha detto il capogruppo del Nuovo Centrodestra, Luca Del Gobbo, durante la conferenza stampa di presentazione alla quale hanno partecipato anche il coordinatore lombardo del Nuovo Centrodestra, Alessandro Colucci, e il consigliere regionale e primo firmatario del provvedimento, Carlo Malvezzi. La proposta, ha spiegato Colucci, “pone al centro la presa in carico della persona a partire dal bisogno abitativo che si integra con il tema della ricerca del lavoro per superare la condizione di disagio socio-economico. Una risposta, anche, all’inefficienza dimostrata in questi anni dalla Giunta Pisapia, incapace di dare risposte chiare su questo tema con l’aumento di casi di abusivismo”.
Malvezzi ha poi evidenziato le principali novità. “Con la nostra legge – ha detto – diciamo innanzitutto un chiaro stop alle graduatorie, fonte di inefficienza e ritardi, attraverso l’introduzione dello strumento dei bandi che garantiranno l’assegnazione in tempi più brevi, circa 60 giorni, e a chi a realmente diritto. Inoltre per eliminare quartieri ghetto e contesti degradati puntiamo sul mix abitativo, nel quale siano presenti diverse categorie: anziani, giovani coppie, famiglie con soggetti disabili, famiglie monoparentali, famiglie numerose, studenti universitari e forze dell’ordine”. “La prima finalità – ha concluso Malvezzi – di questo provvedimento è arrivare a garantire una gestione economica sostenibile per questo abbiamo introdotto da una parte la necessità di avere un reddito per accedere all’assegnazione, a meno che non ci sia qualcuno (es. parenti, associazioni benefiche) a garantire la solvibilità; dall’altra il fatto che la casa Aler non è per sempre. I contratti di locazione, infatti, avranno durata di quattro anni, rinnovabili per analogo periodo e alla scadenza si verifica la permanenza o meno delle criticità di partenza adeguando l’eventuale rinnovo a condizioni più adeguate allo status del momento”.