Un’interessante coincidenza. Mentre Matteo Renzi accoglieva Angela Merkel e le illustrava il Padiglione Italia, come esempio di un paese che funziona, che sa innovare facendo leva sui propri punti di forza e aprire strade nuove, a pochi metri di distanza alcuni detenuti offrivano a un pubblico internazionale (ed entusiasta, bisogna dire) i prodotti da loro realizzati in carcere: panettoni e gelati. È accaduto all’Expo lunedì 17 agosto. Due episodi di portata molto diversa, evidentemente. Ma che mostrano due facce complementari dell’evento-Expo.
La prima è la necessità di mostrare un volto attraente, efficiente, vincente del nostro paese. Di mettere in luce le sue mille risorse, ma anche la capacità di valorizzarle e renderle appetibili. La seconda spiega di che pasta sono fatte queste stesse risorse. Ovvero di un mix di creatività, professionalità, capacità di mettere insieme aspetti sociali e imprenditoriali, di far dialogare soggetti diversi sul territorio.
Fin dall’apertura della giornata nel padiglione Coldiretti il panettone e il gelato, prodotti di punta di Officina Giotto – il consorzio che promuove le lavorazioni nel carcere di Padova – sono stati richiestissimi da un pubblico proveniente da tutto il mondo. E d’altra parte c’erano ottimi motivi per aspettarselo, visto che si trattava di un panettone artigianale al Fior d’Arancio passito docg dei Colli Euganei e di un gelato con le materie prime buone e fresche delle fattorie padovane di Coldiretti: in questa occasione, oltre al latte fresco, mele, pere e meloni della cooperativa Co.Fru.Ca. di Castelbaldo, nella Bassa padovana.
Un prodotto veneto che più non si può, quindi, ma immediatamente apprezzato da tutti, tanto è vero che Alessandra ed Elisa, che lavorano nella nuova gelateria padovana, hanno dovuto fare gli straordinari, mentre Elio, Gianni e Valentine, i tre detenuti pasticceri di via Due Palazzi, sporzionavano il panettone. Ottomila assaggi di panettone e di gelato non sono stati sufficienti per il pubblico di Expo, tanto è vero che al termine del pomeriggio le scorte sono esaurite.
Ma è significativa anche la partnership grazie alla quale Giotto ha potuto mostrare i suoi prodotti all’esposizione internazionale. Il consorzio padovano era ospitato nel padiglione Coldiretti, «ovvero», racconta Nicola Boscoletto, presidente del consorzio, «dalla più autentica organizzazione ambientalista del nostro paese». «Un prodotto come il nostro gelato», chiarisce il presidente di Officina Giotto, «è il simbolo di questa intesa. Per settimane abbiamo selezionato i produttori per le materie prime da impiegare e alla fine abbiamo scelto alcuni giovani imprenditori di Coldiretti che hanno voluto puntare ancora sulla terra, su un’agricoltura di qualità, come scelta vincente per il futuro. Da parte loro, gli amici di Coldiretti hanno colto al volo e valorizzato il nostro approccio. A noi non interessa un sociale residuale. Chi fa impresa sociale deve puntare alla massima qualità, stando sul mercato come tutti gli altri. Ma è un ragionamento che vale per tutti. Non va mai bene quando c’è “solo impresa” o “solo sociale”, in ogni iniziativa sia imprenditoriale sia sociale ci vuole un bilanciamento dei due fattori».
Le attività del consorzio padovano sono state presentate durante il pranzo al padiglione Coldiretti. «Essere protagonisti come sistema-carcere per una giornata ad Expo» ha detto Boscoletto, «è il coronamento di tanti riconoscimenti, visite, contatti soprattutto internazionali di questi anni. Oggi si può dire a tutto il mondo che esiste un modello italiano di recupero delle persone detenute attraverso il lavoro di cui il nostro paese può andare fiero. Padova è solo l’esempio più conosciuto, ma ce ne sono anche tanti altri, come qui in Lombardia la casa di reclusione di Bollate, o tante cooperative sociali che lavorano in altri istituti dal Piemonte alla Sicilia».
All’evento era presente anche il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca con la moglie Cristina. «Ho seguito sempre con estremo interesse il mondo sociale e in particolare le iniziative della società civile in ambito carcerario», ha dichiarato il prefetto. «Sarebbe opportuno in questo senso pensare a un’authority per questo mondo estremamente ricco e composito», ha aggiunto Tronca, «che sappia distinguere associazionismo, volontariato ed impresa sociale, realtà profondamente diverse tra loro, per valorizzare al massimo le espressioni positive di ciascuna. Il terzo settore è una grande risorsa per il nostro paese. Esperienze come quella di Padova, ma anche le nostre lombarde come Bollate, andrebbero estese a tutto il territorio nazionale. E l’enogastronomia potrebbe essere un campo molto adeguato a questo scopo». Più Expo di così…
(Eugenio Andreatta)