La storia comincia pochi giorni dopo il 25 aprile 1945, la liberazione, e termina il 2 aprile 2013, giorno del funerale di Enzo Jannacci. In mezzo, quasi sett’antanni di storie di Milano e di milanesi. Tutte legate tra di loro da un fazzoletto rosso che un partigiano porta al collo in Piazzale Loreto e che si tramanda di padre in figlio, da amico ad amico, da operaio anziano a quello giovane. E che unisce diverse generazioni di milanesi, che apparentemente non sono riuscite a tener fede alla speranza di quell’aprile 1945, sconfitte da se stessi e dalla storia.
“Milano mia” è un gran bel libro, ne è autore Massimiliano Carocci, giovane autore di altri lavori editoriali di stampo giallistico. Questa raccolta di racconti milanesi invece, come dice lui stesso nelle ultime pagine del libro (Eclisse Editrice, 306 pagine, 10,20 euro) nasce nel tentativo di provare “a trasmettere la sensazione dolente, limpida, e amata, che provo ora. La storia di Milano, la sua personalità. Quanto è cambiata. Lei, i suoi abitanti, le sue qualità. I suoi valori. Che sia un racconto veritiero e liberatorio”.
Carocci ci è riuscito in modo brillante, grazie anche a un lavoro di ricerca di luoghi, locali e fatti davvero encomiabile, degno di uno storico. E’ affascinante infatti aggirarsi insieme ai protagonisti di queste storie per luoghi oggi del tutto trasformati, tra locali come il Bar Jamaica o il Santa Tecla, palazzi carichi di orrore come Villa Trieste, le fabbriche di Lambrate o Piazzale Maciachini, tra i fantasmi di Chet Baker, Demetrio Stratos, Fausto e Iaio e dei malavitosi della Ligèra, i morti di Piazza Fontana, Gianni Rivera e il grande Milan di Nereo Rocco (magistrale il racconto della finale di Coppa Intercontinentale tra Milan e Estudiantes del 22 ottobre 1969, un capitolo oscuro della storia del calcio che quasi tutti hanno dimenticato o mai conosciuto nei suoi risvolti politici). E poi il movimento studentesco e le P.38, i compagni che sbagliano e gli amici finiti dalla parte sbagliata, le contraddizioni, i primi grandi amori e l’eroina che arriva nelle strade, gli anni 80 e Tangentopoli.
Venti racconti carichi di umanità, di sentimento, di passione per l’uomo con le sue fatiche, i dolori e le speranze, senza censurare nulla, sempre con grande attenzione e rispetto. Storie in cui in molti si riconosceranno, troppo belle perché ce ne si dimentichi nella Milano dell’Expo. Storie dove i protagonisti sono descritti sempre con delicatezza e affetto.
“Guardavo nelle crepe e nei suoi rifiuti, e dalle crepe entra la luce, come dice quel grande poeta che è Leonard Cohen”: Massimiliano Carocci è uno dei migliori autori che Milano abbia espresso negli ultimi anni.