“A Roma e Napoli i candidati di Renzi non arriveranno al ballottaggio, e a Bologna e Torino hanno serie probabilità di perdere. Il premier affida completamente il test nazionale a Milano, dove in teoria Sala avrebbe tutte le carte in regola per vincere. Le primarie sembrano però fatte apposta per fare emergere le magagne di Expo e quindi per portare Sala alla sconfitta”. Lo evidenzia Ugo Finetti, analista politico e direttore di Critica sociale. A Milano le primarie del centrosinistra si terranno il 7 febbraio e parteciperà anche Sinistra Italiana. I candidati sono Giuseppe Sala, Francesca Balzani, Pierfrancesco Majorino e Antonio Iannetta.



Che cosa si aspetta dalle primarie del Pd a Milano?

Queste sono primarie aperte ma soprattutto avvelenate. In primo luogo ritengo che i sondaggi non siano attendibili. Inoltre Milano è diventato il test nazionale contro Renzi: non a caso Vendola, riferendosi alle amministrative, ha detto che “bisogna battere sul campo Renzi”. Sinistra Italiana partecipa alle primarie solo a Milano, mentre a Bologna, dove c’è Virginio Merola, un candidato sindaco che sta con Bersani, Sinistra Italiana ha deciso di uscire dalla maggioranza. I giochi sono chiari: è evidente a tutti che se vince Sala, Sel non accetterà il verdetto.



Perché prima ha detto che quelle di Milano sono primarie avvelenate?

Perché Pisapia ha combinato un gran pasticcio, in quanto dopo avere annunciato la rinuncia a correre è ridisceso in campo con la Balzani. Non si capisce perché sollevi solo ora la questione della continuità, anziché farlo al momento della rinuncia. Il mio giudizio su Pisapia sindaco è positivo; era partito con le primarie all’insegna dello slogan “Giuliano libera Milano”, ed è arrivato alla manifestazione del 2 maggio scorso dal titolo “Nessuno tocchi Milano”. In questo modo il messaggio di Pisapia ha assunto una connotazione di civismo, e in questo senso Sala era il suo successore naturale molto più della Balzani.



Allora perché Pisapia ha fatto scendere in campo la Balzani?

L’impressione è che Pisapia abbia avuto un ripensamento, probabilmente perché ci sono state delle promesse non mantenute. Fatto sta che la Balzani è l’unico assessore che non si era schierato su Sala, in quanto pensava di ritornare a Genova. Tant’è che la prima cosa che la Balzani ha detto a Pisapia è stata: “Guarda che non ho nessuna intenzione di restare sette giorni su sette a Milano”.

Quanto contano per Renzi le primarie milanesi?

Le primarie di Milano hanno una chiara valenza nazionale. Tanto è vero dopo essersi molto esposto a favore di Sala, Renzi ha fatto un passo indietro. Il paradosso è che sul referendum costituzionale la vittoria della riforma è scontata. Da quando però il premier ha detto che il referendum più che essere sulla legge è sulla sua persona, le previsioni si sono fatte incerte. Se la conta è tra gufi e canarini, è difficile dire come andrà a finire.

Che cosa deve temere di più Renzi a Milano?

Le primarie, proprio perché servono soltanto a logorare la candidatura di Sala. Da commissario Expo a sindaco di Milano sarebbe un passaggio naturale, perché Sala si è fatto già conoscere da istituzioni e associazioni di categoria e tutti ne danno un giudizio positivo. Ma i suoi sfidanti alle Primarie continuano a tirare fuori le magagne di Expo, e questo non è certo il modo migliore per fare decollare Sala.

Che cosa si aspetta dal voto a Roma e Napoli?

Il Pd non vincerà in nessuna di queste città. A Roma con Giachetti rischia di non andare neanche al ballottaggio. A Napoli il sindaco uscente de Magistris è contro Renzi, e il suo principale sfidante è Bassolino. I renziani non trovano nessun candidato alternativo, anche perché è in atto uno scontro tra il segretario cittadino e quello regionale in quanto uno sta con Lotti e l’altro con Guerini. Secondo il sondaggio uscito sabato a Napoli il Pd non arriverà nemmeno al ballottaggio. A tutto ciò si aggiunge un elemento di colore…

 

Quale?

Il regolamento delle primarie a Napoli prevede che gli extracomunitari non votino. Se una cosa del genere accadesse a Milano si direbbe che il Pd è diventato leghista. Il problema è che nel capoluogo campano non si riesce a verificare quanti cinesi votino nei gazebo.

 

Come vede la situazione a Torino?

Difficile. A Torino il rottamatore Renzi schiera Fassino, che siede nel consiglio comunale dal 1975, quando c’era ancora Berlinguer. Inoltre la Cgil si è spaccata: la Fiom sta con Airaudo e i pensionati con Fassino…

 

Almeno nella rossa Bologna il Pd uscirà vincitore?

Anche a Bologna Merola è in grosse difficoltà. Ha fatto saltare il passante Nord dopo 20 anni che era in dirittura d’arrivo. Nello stesso tempo sta cercando disperatamente di recuperare i consensi a sinistra, ma Sel non parteciperà alle primarie.

 

(Pietro Vernizzi)