E’ arrivato improvvisamente un urgano politico anche su Milano alla vigilia della settimana natalizia. Il sindaco Beppe Sala ha dichiarato ieri in tarda serata che questa mattina si recherà dal prefetto e si autosospenderà dal suo incarico. Una “bomba” che ha preso di sorpresa anche i telegiornali della notte, spiazzati dalla notizia lanciata molto tardi dalle agenzie di stampa. “Apprendo da fonti giornalistiche — ha dichiarato Sala — che sarei iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di auto-sospendermi dalla carica di sindaco, determinazione che formalizzerò domani mattina nelle mani del Prefetto di Milano”.
E’ passato pochissimo tempo e il Movimento 5 Stelle, che viene criticato a Roma per la giunta Raggi e per una “visita” della Finanza in Campidoglio, è subito piombato sulla notizia sostenendo: “Questa vicenda non fa che dimostrare e confermare l’inadeguatezza di Sala nel suo ruolo di sindaco. I conflitti di interesse tra i vari ruoli da lui ricoperti sono incompatibili con chi dovrebbe tutelare gli interessi dei cittadini”.
Ne consegue una richiesta di dimissioni, ma soprattutto l’inizio di un terremoto politico che sembra accumularsi alla confusione creata dal risultato del referendum del 4 dicembre, alle dimissioni di Renzi e alla nomina del nuovo governo Gentiloni. Chi può immaginarsi un momento di maggiore confusione con un governo “destinato alle elezioni al più presto”, la capitale sotto scacco per la passività della giunta pentastellata e la visita della finanza per verificare la procedura delle nomine, e la cosiddetta “capitale morale” che vede il sindaco auto-sospendersi. Insomma un putiferio politico-amministrativo che può solo aumentare protesta, rabbia e distacco tra politica e cittadini.
La questione dell’indagine è complicata e parte dalla nomina di commissari nella fase pre-gara fino all’esecuzione del contratto. Ale centro del lavoro degli investigatori c’è il prezzo al ribasso praticato alla ditta Mantovani di oltre il 41 per cento. Una cifra che non sarebbe congrua con i prezzi di mercato. I primi comportamenti illeciti erano emersi da un rapporto investigativo del Nucleo di polizia tributaria del 2014. Edmondo Bruti Liberati, all’epoca procuratore capo di Milano, tolse l’indagine dalle mani di Alfredo Robledo e gestì in prima persona il fascicolo.
Tutto questo non può che ingarbugliare ancora di più quest’ennesima vicenda politica giudiziaria e getta questa volta un’ombra veramente sinistra sulla situazione politica italiana complessiva. Il senso di responsabilità che ha invocato in questi giorni Sergio Mattarella, sembra durato poche ore ed è difficile immaginare che cosa possa capitare dopo una “pausa triste” di queste feste natalizie. Vista dall’alto, l’Italia sembra un paese in subbuglio politico continuo, con sbocchi imprevedibili e poteri che sembrano tutti in contrasto l’uno con l’altro. Ripetiamo ancora: un autentico putiferio.