Intervistiamo il vicesindaco della Città Metropolitana di Milano Eugenio Alberto Comincini, sindaco di Cernusco sul Naviglio dal 2007 (il presidente per titolarità è il sindaco di Milano). Laurea in scienze politiche e un master in management delle aziende no profit in Bocconi, è un esponente del Partito democratico.
Un primo tentativo di bilancio dall’avvio della Città metropolitana ?
E’ troppo presto per poter fare i bilanci di un avvio della città metropolitana, l’avvio di una nuova istituzione non è come un interruttore che si gira e le cose partono. Le esperienze che sono state studiate, che sono state oggetto di confronto in questo anno di start up e tutte le esperienze analoghe maturate in Europa ci dicono che occorre almeno un decennio per vedere il concretizzarsi di progetti e le differenze con la gestione precedente. Assolombarda proprio due anni fa nel corso dell’assemblea annuale invitò i rappresentanti della città metropolitana di Barcellona, che raccontarono il loro percorso e dissero che occorrevano 10 anni per poter beneficiare dei frutti di questa nuova istituzione.
Dunque per Milano cosa è emerso in questo anno di analisi e revisione?
Il percorso è iniziato e la città metropolitana di Milano rispetto alle altre consorelle, come Torino e Roma e alle altre realtà istituzionali che hanno fatto questo upgrade, ha realizzando il nuovo statuto, sta portando in discussione il piano strategico, sono stati fatti una serie di passaggi importanti legati ad esempio a progetti come la semplificazione amministrativa. Non possiamo non considerare le condizioni di contesto che ci accompagnano.
Il giorno si vede (anche) dal mattino, quale credito emerge tra gli enti e le persone che stanno lavorando al progetto?
Nonostante tutto, occorre credere a questa istituzione, occorre che crediamo al fatto che possa rappresentare qualcosa di importante per i cittadini, per i comuni e per le aziende. Le città metropolitane possono essere davvero il motore dello sviluppo economico del paese e stiamo lavorando con la Regione Lombardia, con il Governo e con gli altri soggetti sociali per risolvere le criticità che questo percorso ha messo in evidenza e in luce in questo primo anno.
Che ruolo ha svolto lei come vicesindaco di città metropolitana?
Per l’esperienza che ho maturato posso dire che sarebbe già necessario apportare modifiche alle norme sia nazionali che regionali relative alla governance; tenendo conto che la città metropolitana di Milano ha definito nello statuto l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano, ritengo che quanto prima si debba andare in questa direzione. Le elezioni amministrative che sono alle porte avverranno con le regole in essere e quindi ci sarà il doppio ruolo in capo al primo cittadino di Milano, ma occorre assolutamente andare nella direzione dell’elezione diversa e diretta, non solo per avere un’investitura diretta e democratica da parte dei cittadini e dare così maggior peso e prestigio a quel ruolo, ma anche per una ragione “fisica”: è davvero un peso importante quello del sindaco di città metropolitana e ritengo che non si possa servire questa cruciale istituzione a mezzo servizio. Occorre dedicarsi a tempo pieno alle città metropolitane.
E’ per quanto riguarda le funzioni nuove, reali, trainanti delle città metropolitane?
Potrebbe già essere utile rimettere mano alla legge Delrio (la legge regionale n. 56 del 7 aprile 2014 che disegna confini e competenze dell’amministrazione locale). Questa è la mia proposta, frutto della mia esperienza maturata in quest’anno anno. Penso che le città metropolitane non debbano farsi carico di tutte le precedenti competenze delle ex province. La gran parte di esse potrebbero essere delegate alle Regioni e ai Comuni per lasciare alla nuova istituzione la possibilità di concentrarsi sulla programmazione strategica ed avere competenze specifiche ed esclusive sul trasporto pubblico locale, sui grandi servizi pubblici locali, sull’acqua, il gas le reti, sui rifiuti, su questioni cioè che consentono poi ai territori di svilupparsi meglio e di offrire migliori servizi ai cittadini e alle imprese.
Un’esperienza la vostra a Milano che indica chiaramente di correggere la legge istitutiva …
Sì, ci sarebbe bisogno di liberare il valore strategico delle città metropolitane, ritoccare le norme per attribuire in maniera esclusiva le competenze di governo di queste funzioni alle città metropolitane. Dico questo per l’esperienza maturata in questo anno come vice sindaco di città metropolitana di Milano: mantenere uno “spezzatino” di competenze senza che nessuno abbia in mano il pallino strategico della questione non è efficace. Le esperienze in Europa ci insegnano che le competenze attribuite a questi enti devono essere poche ma precise ed esclusive senza condividerle con altri enti e istituzioni.
Lei è sindaco del Comune di Cernusco: partecipate alle Unioni di Comuni?
Abbiamo costituito la più grossa unione dei comuni della Lombardia che è quella della Martesana, abbiamo già creato l’atto costitutivo, stiamo lavorando per affinare questioni tecniche e finanziarie in modo tale che i comuni possano a breve deliberare l’affidamento delle funzioni che si è deciso di affidare all’unione e poi a cascata alle giunte e ai vari referenti, per poi partire.
Nel nuovo statuto le Città metropolitane vengono riconosciute come “propulsori delle economie nazionali. Una grande occasione per mobilitare gli attori economici, mettere a sistema le migliori energie del territorio e generare una visione condivisa dello sviluppo delle città”, è partita questa operazione?
E’ partita eccome, è un’operazione che vede coinvolti i soggetti socio economici, penso all’elaborazione del piano strategico metropolitano che è stato condotto non solo con l’impegno dei dirigenti di città metropolitana, non solo con l’ascolto dei territori attraverso 14 incontri territoriali ma anche con il confronto attraverso il tavolo metropolitano in cui siedono tutti i principali stakeholder socio-economici del territorio quali Assolombarda, Camera di Commercio, Confcommercio che sono stati attori attivi e propositivi con cui il dialogo è aperto e il confronto è proficuo.
(Intervista a Eugenio Alberto Comincini)