Siamo arrivati all’ultimo miglio prima del voto amministrativo di Milano ed è ormai evidente che, tra i concorrenti in lizza, i candidati che emergono nella competizione elettorale sono due: Giuseppe Sala (in rappresentanza dei partiti di centrosinistra) e Stefano Parisi (alla guida della coalizione di centrodestra). 



Ma tanto più la campagna elettorale entra nel vivo, quanto più emerge, in modo evidente, l’attualità di un brano di Giorgio Gaber, uno dei personaggi più acuti e intelligenti che Milano abbia mai avuto. Mi riferisco a “Destra-sinistra”, la canzone in cui il cantautore tratta con ironia il dibattito legato ai due schieramenti: “Tutti noi — scrive Gaber — ce la prendiamo con la storia ma io dico che la colpa è nostra, è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra”. 



Parafrasando il testo, che elenca alcuni comportamenti e azioni tipici dell’una e dell’altra parte, potremmo continuare dicendo che fare la spesa da Peck è di sinistra, mentre fare la spesa all’Esselunga è di destra; andare in un ristorante gourmet è di sinistra, mangiare una pizza è di destra; gire in bici è di sinistra, “cavalcare” una moto è di destra. Ognuno di noi potrebbe continuare all’infinito e divertirsi a individuare altri esempi. In verità non esiste una vera distinzione tra destra e sinistra. La questione più grave che, oggi, i candidati devono affrontare è il non-voto. Dietro questa indifferenza e scetticismo verso la politica si nasconde, spesso, una rinuncia a vivere. Una mancanza di ideali reali che rendono l’uomo protagonista della vita personale e sociale. Ma, non di meno, vi è una grande indecisione rispetto ai candidati a cui accordare la propria preferenza. 



La domanda che, dunque, dobbiamo porci è: con quali criteri è possibile scegliere il sindaco di una città? Noi tutti, infatti, siamo chiamati a giudicare l’affidabilità e la credibilità dei candidati rispetto ad alcuni criteri di fondo. 

Il primo di essi riguarda uno dei compiti principali della pubblica amministrazione, cioè la realizzazione di opere pubbliche infrastrutturali a beneficio della vita di una comunità. La recente voragine di Firenze, oltre ai disastri causati dalle alluvioni alle Cinque Terre o in altre zone del Paese, rende il tema una priorità assoluta. Un sindaco è chiamato ad essere consapevole e cosciente rispetto agli interventi di cui la città ha bisogno. Un primo cittadino ha, inoltre, il dovere di creare le condizioni per fornire una risposta adeguata al tema dell’abitare con la realizzazione di adeguate strutture abitative, sociali, culturali e del tempo libero necessarie per rispondere al bisogno di vita dei cittadini. Sempre in questo primo punto, il tema delle politiche ambientali è di importanza estrema. 

Il secondo criterio con cui giudicare riguarda il metodo con il quale il sindaco intende governare e attuare le proprie politiche: il centralismo della pubblica amministrazione, che fa tutto da sé e usa la società civile e il volontariato come elemento suppletivo per i propri interventi; o il metodo sussidiario, teso invece alla partecipazione responsabile, creativa e libera da parte di quei soggetti di base che la dottrina sociale della Chiesa definisce “corpi intermedi”. Fa parte di questo metodo l’impegno ad attuare una grande riforma organizzativa che ha come obiettivo quello di sburocratizzare le procedure pubbliche per rendere snella e libera la vita della gente. 

Il terzo ed ultimo elemento che va tenuto in considerazione riguarda la squadra che governerà la città, cioè i membri della giunta a cui il sindaco intende conferire le deleghe per l’attuazione del programma. Tutte e due le coalizioni, al momento, presentano luci ed ombre. Quindi la scelta delle persone indicate per ricoprire i vari incarichi favorisce, inevitabilmente, il giudizio da parte della gente. Insomma, potremmo riassumere quest’ultimo punto “rispolverando” il vecchio detto “dimmi con chi fai (vai) e ti dirò chi sei”.

Per concludere, riprendo ancora una volta il brano “Destra-sinistra” di Giorgio Gaber. “L’ideologia, l’ideologia — si legge nel testo — malgrado tutto credo ancora che ci sia, è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché, con la scusa di un contrasto che non c’è, se c’è chissà dov’è, se c’è chissà dov’è”. È proprio questo il punto: noi tutti vorremo sapere qual è la differenza tra un candidato e l’altro. Non a partire dalle ideologie ma dai contenuti, dalle proposte e dalla squadra di governo.