Caro direttore,

In vista della prossima contesa elettorale, per cui saranno chiamati al voto la gran parte dei maggiori comuni italiani, alcune notizie di stampa pongono all’attenzione di chi è candidato alcuni temi sempre più decisivi per il futuro del nostro Paese e per lo sviluppo delle grandi aree urbane. Lo studio condotto dall’Inps, che vede i nati negli anni ’80 spingere l’età della pensione con i requisiti minimi oltre i 75 anni, piuttosto che il decimo rapporto di Assolombarda su “Il lavoro a Milano”, che registra un tasso di disoccupazione giovanile al 32%, dicono di una emergenza generazionale dovuta nella migliore delle ipotesi a percorsi lavorativi frammentati con conseguente discontinuità contributiva.



Sebbene la percentuale degli ultra 65 (23,5%) supera di poco quella dei compresi tra gli 0 e i 24 anni (21%), Milano è una città con grandi capacità attrattive per la popolazione giovanile, perché ha un tessuto sociale e formativo in grado di sostenerne la crescita. È un territorio che ospita una pluralità di poli ed eccellenze educative, dai nidi ai licei e agli enti di istruzione e formazione professionale fino alle otto università che, in particolare queste ultime, accrescono ogni anno di mille studenti il numero dei giovani stranieri iscritti.



Curare il capitale umano dovrebbe essere una delle priorità non solo della prossima giunta comunale, ma di tutta la città per i decenni a venire. Da questo punto di vista il nuovo sindaco dovrà rivedere le politiche dedicate al tema. Ma soprattutto le risorse. Attualmente tra istruzione e diritto allo studio, politiche giovanili e sport, ricerca e innovazione e sostegno all’occupazione vengono spesi dal Comune 130 milioni. Questa somma è ripartita tra assessorati diversi: quello all’educazione, quello allo sport e tempo libero e quello delle politiche per il lavoro. Razionalizzando e unificando le risorse già stanziate dal bilancio annuale si potrebbe invece finanziare una “Carta Giovani”, cioè uno strumento con cui l’amministrazione fornisce un aiuto concreto ad una vasta platea di persone comprese tra l’adolescenza e l’inizio dell’età adulta. La Carta dovrà essere concepita come un titolo d’acquisto su cui è virtualmente caricato un piccolo patrimonio di cui gode un giovane, a partire dai 14 anni e che può utilizzare fino all’ingresso nel mondo del lavoro, per accedere a determinati servizi messi a disposizione da una rete di operatori accreditati, quali: i centri di aiuto allo studio, attività di dopo scuola, laboratori di scuola-bottega, associazioni sportive, collegi universitari, cooperative di alloggi, realtà che promuovono percorsi formativi e professionalizzanti.



Al centro di una simile iniziativa c’è la libera scelta del giovane che è in grado di indirizzarsi verso l’offerta (e l’educatore) che meglio risponde alle proprie esigenze di studio e crescita umana, perché sostenuto da una fonte di finanziamento pubblico centrata sulla sua domanda e sul suo bisogno. 

La “Carta”, dunque, sottrae quote di potere reale alla politica – che con discrezione ogni anno decide a quale ente o centro d’aggregazione giovanile elargire qualche contributo – per restituirle all’utenza e a chi vive la città. Inoltre dovrà articolarsi in almeno tre grandi linee di intervento per specifici ambiti di azione: una Carta d’età scolare, che finanzi gli interventi di sostegno allo studio e di lotta alla dispersione scolastica, oltre all’attività sportiva; una Carta universitaria, pensata in particolar modo per gli iscritti agli atenei milanesi e a sostegno della loro domanda d’alloggio; una Carta eccellenza, che promuova e premi coloro che si laureano realizzando tesi ed elaborati che valorizzano da diversi punti di vista disciplinari le valenze gestionali-organizzative, tecnologiche, culturali, ecc. delle imprese del territorio, favorendo l’avvicinamento tra sistema accademico e aziendale e facilitando l’acquisizione di competenze da spendere nel mercato del lavoro.

Oltre alla “Carta” il Comune può intervenire su altri fronti per rendere Milano sempre più a misura di giovani e a servizio di un sistema di eccellenze universitarie. Iniziando con una maggiore valorizzazione delle 24 biblioteche rionali, che contano 84 mila iscritti e che dovrebbero concepirsi in ausilio di quelle di facoltà, magari uniformando i propri orari d’apertura serali a quelli delle grandi capitali europee. Per concludere sul piano dell’offerta culturale, con una Fondazione dei musei civici che coordini ed unifichi le proposte anche tariffarie per gli studenti, tra l’altro rendendo strutturale l’apporto e il rapporto con le grandi imprese private che in questi anni hanno permesso importanti ma sporadiche iniziative come le domeniche di ingresso gratuito.   

Tuttavia, al di là di ogni idea programmatica e di azione amministrativa che la prossima giunta comunale potrà inventarsi, ciò che deve muovere un tentativo di risposta all’emergenza generazionale in atto è la convinzione che il giovane è innanzitutto il soggetto da promuovere, non l’oggetto da “gestire”. Ogni possibilità di crescita e sviluppo futuro della città passa da simile convinzione.