Lo scorso luglio sono state presentate alla città le linee progettuali per la riapertura dei Navigli frutto di uno studio di fattibilità tecnica avviato nel 2013 su impulso dell’amministrazione e che ha visto la partecipazione di diverse università, professionisti ed esperti coordinati dal Politecnico di Milano.
Il piano prevede una prima fase che consiste nel ricostituire l’antica connessione idraulica della città, attraverso tubazioni, per ricollegare le acque del Naviglio Martesana con la Darsena, la Vettabbia e il sistema dei canali irrigui del Sud Milano. Si verrà quindi a definire un tracciato totale lungo 7,7 chilometri che oltre ad accompagnare la graduale riapertura dei Navigli per tratte, consentirà di sfruttare il flusso idraulico per le operazioni di manutenzione dei canali, la raccolta delle acque prodotte dalle pompe di calore e il potenziamento del contributo irriguo per la Darsena e le aree agricole del sud milanese.
La seconda fase vedrà invece la riapertura di cinque tratti di superficie per una lunghezza complessiva di poco più di due chilometri. Il primo tratto previsto è il prolungamento della Martesana in via Melchiorre Gioia, lungo 850 metri e largo 10,5; qui l’impatto sul traffico potrebbe essere ridotto perché, sacrificando i parcheggi, rimarrebbero due corsie di viabilità in entrambe le direzioni. Il secondo tratto, lungo 230 metri e largo 7, è in corrispondenza della Conca dell’Incoronata-San Marco. Il terzo tratto, lungo 410 metri e largo 7, vicino alla futura fermata del metrò Sforza-Policlinico, potrà sfruttare i lavori in corso per la realizzazione della linea 4, proprio come il quarto tratto, di 300 metri per 7 di larghezza, vicino a piazza Vetra. Il quinto tratto infine sarà collegato alla Darsena, in corrispondenza della conca di Viarenna, per una lunghezza di 260 metri e una larghezza di 12. In tutti questi tratti i canali saranno realizzati in modo da poter essere navigabili coerentemente alla prospettiva di una successiva riapertura completa attraverso il collegamento delle diverse tratte.
L’idea di procedere in maniera progressiva alla riapertura del tracciato storico dei Navigli è emersa proprio dai tavoli tecnici che ne hanno studiato la fattibilità. La progressiva riapertura consente infatti di accompagnare in modo più dolce l’impatto importante che i cantieri di quest’opera possono avere sulla mobilità cittadina dando al contempo un saggio dell’impatto positivo che le riaperture parziali possono generare.
La riapertura delle 5 tratte avrà un costo di 150 milioni di euro (mentre per la riapertura completa ne servirebbero altri 350). Risorse che andranno suddivise sui 5 anni di cantieri e che, considerando l’impatto positivo che possono generare in termini di riqualificazione urbana, sostegno irriguo al sistema agricolo, sostenibilità ambientale, valore degli immobili (solo per citare alcuni degli effetti più facilmente misurabili), si prestano ad attivare fondi non solo privati ma regionali, statali ed europei.
I cantieri potrebbero partire già nel 2018 e concludersi nel 2022. Visto il grado di maggiore definizione progettuale con riferimento a costi, impatto e tempi stiamo valutando come coinvolgere e ascoltare i cittadini milanesi (referendum, dibattito pubblico, …) per raccogliere un nuovo consenso, più informato, sull’opera, rispetto alla consultazione del 2011. Su questo tema prenderemo posizione entro settembre in Consiglio Comunale.
L’ambizioso progetto di riapertura dei Navigli di Milano porta con sé due elementi che rafforzano la determinazione di questa amministrazione nel volerlo realizzare.
Le aree oggetto di riqualificazione attraverso questo intervento restituiranno una città più vivibile e con più spazi pubblici in una prospettiva di sviluppo che considera bellezza urbana e sostenibilità ambientale come elementi decisivi a Milano per competere con le altre grandi città a livello internazionale. Una scelta dunque strategica, non nostalgica, e che dovremo accompagnare attraverso un ulteriore miglioramento del trasporto pubblico, un’intelligente raccolta delle risorse ed un’attenta gestione dei cantieri e dei tempi.
Questo progetto inoltre porta con sé un grande valore identitario, richiamando la storia della nostra città e il ruolo che hanno avuto i Navigli.
Riscoprire “tratti” dell’identità ambrosiana è un operazione lungimirante, soprattutto in una fase storica di forte internazionalizzazione della città. È proprio sul senso di identità e appartenenza infatti che si gioca la capacità di un ecosistema urbano di aprirsi all’energia delle differenze senza smarrire la propria unità.
Bellezza, sostenibilità e identità sono parole di futuro e dobbiamo lavorare perché segnino lo sviluppo prossimo della nostra città. La riapertura dei Navigli può rappresentare uno degli esempi più efficaci di questo orientamento e la speranza è che davanti a questa grande sfida la politica, come per Expo, più che lucrare sui potenziali disagi dell’intervento ci si unisca nel trovare soluzioni e risorse per rendere concreto quello che per molti milanesi oggi è ancora un sogno.