“La governance europea non più fare a meno del contributo attivo delle grandi aree metropolitane e di chi le guida. In maggio si vota per il nuovo euro-parlamento, sarebbe utile discutere del tema, proporre un organo consultivo, guardare all’Europa come competizione-cooperazione fra una quarantina di aree metropolitane. Invece in campagna elettorale non se ne parla affatto, io però voglio proporlo”. L’incontro organizzato dal Circolo del Sussidiario e dal Comitato M’Impegno è quasi giunto al termine e il sindaco di Firenze, Dario Nardella, non rinuncia al “diritto di tribuna”. Ma anche Beppe Sala, il suo collega-discussant di Milano, non ci ha messo molto ad andare al sodo: “Poco tempo fa ero a San Francisco e il console della Mongolia mi diceva che fra Ulan Bator e la California c’è un volo diretto. Da Milano no, eppure il sistema Malpensa-Linate-Orio gestisce ormai 40 milioni di passeggeri all’anno e Milano non è più solo un grande distretto d’affari ma ormai anche una meta turistica internazionale. Va bene: Milano non è più un hub di Alitalia, ma se decidiamo che un’area metropolitana serve davvero a qualcosa in un’Italia in cui non decide tutto il governo, se la mobilità è un segmento strategico, allora una Grande Milano deve potersi dotare di un volo diretto con la California”.
L’incontro era cominciato con Sala che affermava le aree metropolitane come veri “laboratori di coesione e sviluppo nella modernità” e che la candidatura alle Olimpiadi 2026 è una legittima declinazione di questa consapevolezza milanese. Nardella aveva subito messo sul tavolo l’antica consonanza fra Medici e Sforza, ma appena prima di snocciolare le cifre dell’attuale “metropolismo” fiorentino: 2,5 miliardi di investimenti esteri attratti negli ultimi 4 anni (soprattutto nelle infrastrutture e nel real estate), l’ininterrotto boom turistico unito alla vocazione manifatturiera, la presenza in città di 45 istituzioni universitarie (compresi l’ateneo direttamente sostenuto dalla Ue e una academy cinese). Se Milano è la più grande delle “aree metropolitane” italiane sullo scacchiere europeo, Firenze è la più piccola a livello globale: su questo ci sono pochi dubbi (qualcuno di più sul fatto che in Italia abbiano piena cittadinanza 14 aree metropolitane, tre delle quali in Sicilia). Ma il vero tema è: le aree metropolitane, così come ora disegnate in Italia, sono davvero utili?
Né Sala né Nardella hanno avuto cautele nell’esprimere i loro dubbi. “Mi pare un tema assente nell’agenda politica — ha sottolineato Sala — e se i meccanismi rappresentativi andassero sull’elezione diretta di un “super-sindaco” io non mi presenterei candidato”. Nardella: “In un sistema-Paese in cui nessuno sembra più interessato al federalismo, le aree metropolitane soffrono indubbiamente di scarsa identità politica e di debolezza istituzionale. Eppure è evidente a tutti che in Europa ormai Milano compete con Parigi, Torino con Barcellona, Firenze con Lione. E altrove gli investimenti politici ed economici su questi nuovi formati amministrativi hanno dato risultati, hanno creato ricchezze civili”. Siamo già ai rimpianti per una nuova occasione sprecata?
Il sindaco di Firenze non abbandona il dream di aree metropolitane “snelle, flessibili, autonome”: orientate “alla pianificazione e al coordinamento”, non alla gestione amministrativa di strutture pesanti. Sala la vede alla stessa maniera ma da un altro punto di vista: “Fra dieci anni avrà chance se sarà riprogettato in cinque o sei macro-regioni, un terzo dei comuni attuali e soprattutto una rete di aree metropolitane a fare da struttura portante”.