Caro direttore, mi chiamo Daniela Colombo e sono candidata al Consiglio Regionale della Lombardia nella lista Gori Presidente, a sostegno del candidato del centrosinistra Giorgio Gori. Per 10 anni sono stata consigliere comunale a Legnano e forse vi ricorderete della mia candidatura alle Elezioni europee del 2014 quando, con sorpresa di molti, ottenni quasi 19.000 preferenze personali. A pochi giorni dalla chiusura della campagna elettorale ho pensato di rispondere ad alcune obiezioni che in queste settimane mi sono sentita rivolgere da diverse persone, soprattutto quelle che conosco da tanti anni e con le quali ho condiviso un lungo pezzo di vita. Ho pensato fosse utile farlo attraverso Il Sussidiario, nella speranza di raggiungere molti con cui non ho potuto confrontarmi in queste settimane, prendendo in considerazione alcuni aspetti formali, e più strettamente politici, e altri ideali legati alla mia storia personale.
Partiamo dagli aspetti formali, che sono quelli che mi interessano meno ma sono necessari per capire meglio alcune cose importanti. Tanti mi chiedono come mai dopo essere stata molti anni nel centrodestra ora appoggio il centrosinistra. Semplicemente ho deciso, a differenza di altri, di stare con il partito di cui ho fatto parte negli ultimi cinque anni. Se ricordate nel novembre 2013 i capricci di Berlusconi per la rottura del Patto del Nazareno (stretto da lui, e non da altri, con Renzi) avevano messo di nuovo a rischio la stabilità del Paese. Lì nacque il Nuovo CentroDestra (poi Alternativa Popolare, ora Civica Popolare) che, staccatosi dal Pdl, per cinque anni ha sostenuto i Governi di Letta, Renzi e Gentiloni. Ho condiviso convintamente quella scelta, che ha permesso di varare importanti riforme – alcune molto buone, altre certamente meno – ed evitare che alcune scelte discutibili facessero più danni di quelle che hanno effettivamente fatto.
Di certo la mia non è una scelta dettata dall’opportunismo. Infatti, da un lato vorrei capire quale opportunismo c’è nell’essere rimasta su un “carro” che, al momento, appare lontano dall’essere quello dei vincitori. Dall’altro noto che molti di quelli che mi rimproverano di aver cambiato schieramento sono coloro i quali hanno scelto di “tornare a casa” proprio a poche settimane dalle elezioni. Io ho preferito rimanere coerente con la scelta fatta cinque anni fa e ho scelto con altri amici di continuare sulla strada intrapresa, anche se certamente più dura e difficile, rispetto a quella di saltare su un carro al momento più “sicuro”.
E ora passiamo al punto ideale, che è quello che mi sta sicuramente più a cuore. Mi è stato insegnato e ho sperimentato che i pregiudizi impediscono una vera conoscenza, che per giudicare bisogna conoscere, e che per farlo bisogna sottomettere la ragione all’esperienza. Negli ultimi mesi, insieme ad alcuni cari amici, ho paragonato con insistenza la realtà politica che avevo davanti al mio modo di essere, alle cose in cui ho sempre creduto, e cercato insistentemente la “corrispondenza” con il desiderio di significato, di bello, di buono e di giusto che ho sempre seguito nella mia vita. Anche e soprattutto nella sua parte più politica. Sono arrivata alla conclusione che l’esperienza del centrodestra, con il quale ho iniziato a fare politica attiva, non mi corrisponde più. L’appiattimento su populismo, razzismo e “anti-tuttismo” ormai è per me incondivisibile, tanto nella forma che nei contenuti. Allo stesso modo, il centrosinistra con cui ho avuto modo di lavorare in questi anni (e che da tempo ha smesso di mangiare i bambini) si è dimostrato molto più attento a creare uno spazio – per usare le parole di Papa Francesco a Cesena – dove “impastare il bene comune”. Partendo da questo dato ho accettato la proposta di candidarmi nella lista personale di Giorgio Gori, una persona di cui ho molta stima e che credo farebbe un gran bene alla nostra Regione che negli ultimi cinque anni è rimasta sostanzialmente ferma, vivendo della buona rendita garantita dalle giunte precedenti.
Chi mi conosce sa che sono di centro, cattolica e ciellina, che sono moderata nei toni e nei contenuti – anche se un po’ diretta e testarda – e che al muro contro muro preferisco la mediazione e il pragmatismo. Per la persona che sono, il fatto di essere candidata da una parte o dall’altra non cambia di una virgola né il mio modo di essere, né i contenuti che mi stanno più a cuore. Vi assicuro che non mi sono rammollita con l’età, né sono stata “plagiata” da modi di pensare diversi da quelli che alcuni amici ritengono “l’ortodossia”. Nonostante spieghi il lavoro personale fatto, per molti rimane incomprensibile la mia scelta. E in tanti non mancano di farmelo notare, alcuni con metodi certamente poco fraterni. Questo per me è fonte di grande dispiacere, ma me ne farò una ragione.
Fatti questi presupposti, volevo brevemente raccontarvi anche cosa sta accadendo in questa campagna elettorale, in cui sto incontrando davvero tante persone diverse tra loro. Alcune sembrano avere già le idee chiare, molte sono già chiaramente schierate, tante altre sono disincantante e rassegnate, lontane anni luce dalla politica. Eppure nel momento in cui si inizia un dialogo, vengono poste delle domande, la curiosità e il desiderio di capire cosa sta accadendo emergono; ne nasce spesso un’apertura ad un confronto che permette di scoprire che “bene comune” non è una parola vuota e che c’è ancora la voglia di assumersi una responsabilità, sia per chi si propone che per chi, con l’espressione del suo voto, dovrà operare una scelta. Nasce una simpatia che va oltre il fatto che voteranno o meno te, una simpatia per la parte più umana di ciascuno.
In questi incontri, sia positivi che negativi, mi sono accorta di come i problemi non possano essere la difesa dei “valori”, ma la difesa dell’uomo in tutto ciò che lo riguarda. La battaglia non si può più fare solo sulla 194 e sul buono scuola, sul fine vita o sulla legge Cirinná. La battaglia si deve fare a 360 gradi su tutto ciò che permette all’uomo, a ogni uomo, di essere tale: il lavoro, la famiglia, la scuola, la salute, l’accoglienza di chi lascia il suo Paese per cercare un futuro migliore per sé e per i propri figli, il dialogo con chi è diverso da te ma è animato dallo stesso desiderio che hai tu.
Per me fare politica non è mai stato costruire muri, ma, nel mio piccolo, creare le condizioni e le aperture per realizzare un bene per tutti, oltre gli schieramenti e gli alti tassi di ideologia che purtroppo si respirano di questi tempi e dai quali nessuno può dirsi immune. Il mio desiderio è di continuare su questa strada. E se mi sarà data la possibilità di arrivare alla Regione continuerò a lavorare con impegno per il bene comune, con le mie capacità e con i miei limiti sempre in questa direzione. Un grande abbraccio a tutti.