Le milizie filo iraniane si estendono sempre di più, Teheran ha organizzato una fitta rete di gruppi armati che presto potrebbero subentrare nel conflitto in Medio Oriente e contribuire ad una escalation della guerra. Il network è molto vasto, come mostra la mappa pubblicata dal Sole 24 Ore, i fronti dei miliziani sono presenti in vari paesi, dal Mar Rosso al Mediterraneo, più in particolare, oltre all’Iran, con basi in Iraq, in Siria, Yemen e Libano. Ben organizzati, indottrinati e pronti a seguire precisi ordini e combattere con l’obiettivo di mobilitarsi contro gli Usa e distruggere Israele.
Lo stesso ideale comune che è all’origine della fondazione della Repubblica Islamica nel 1979 e che più tardi fu propagato come “Asse della resistenza“. Anche se l’Iran ha sempre mostrato una posizione ambivalente sulla linea del conflitto, dichiarando di volersi astenere dall’ingresso effettivo in guerra, a partire dall’attacco di Hamas, esplicitamente legittimato come: “Assalto ad un invasore sgradito“, ha continuato ad agire per procura grazie proprio ai gruppi armati che fanno capo a Teheran e vengono finanziati proprio per proseguire nell’azione di ribellione.
La rete dei gruppi armati filo iraniani minaccia escalation del conflitto in Medio Oriente
La rete delle alleanze dell’Iran si è estesa negli anni a partire dall’eredità di Qassem Soleimani, comandante delle brigate al Qods del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica. Fino a diventare una delle più vaste forze transnazionali che combattono per obiettivi comuni. Principalmente per cooperare nel’avversione a Israele in territorio mediorientale. Le azioni compiute ne sono la dimostrazione. Ne fanno parte attualmente alleati che vanno da Hamas a Hezbollah passando per i ribelli yemeniti Houthi, le Forze di Mobilitazione Popolare in Iraq e i Sons of Jazira della Siria.
Gli attacchi adesso sono rivolti anche nei confronti degli Stati Uniti, specialmente dopo l’ultimo blitz del 4 gennaio a Baghdad, strascico del conflitto che culminò con la caduta di Saddam Hussein nel 2003. Ma si teme che lo storico “asse anti Israele” che fa capo a Teheran possa presto prendere parte al conflitto, allargando i fronti di combattimento, in una pericolosa escalation che coinvolgerebbe tutto il territorio.