Andrea Milko Skofic, figlio della grande Gina Lollobrigida, ha recentemente parlato con Il Messaggero e il Corriere della Sera della complessa situazione dell’eredità dell’attrice. Dopo la sua morte, infatti, ci si rese conto che erano spariti oltre 9 milioni di euro, tra possedimenti e contanti, ed il figlio ha deciso di citare in giudizio l’ex tuttofare della donna, Andrea Piazzolla, con l’accusa di circonvenzione di incapace e riciclaggio.



Su Piazzolla, Milko Skofic, racconta subito che “non aveva nessuna qualifica professionale, era un aiutante. Le dava una mano soprattutto nella logistica”. Sul rapporto tra lui e il tuttofare, racconta che “l’ho accompagnato un paio di volte a casa. Poi ha iniziato a fingersi amico di mio figlio, lo tempestava di domande, su di me, su sua madre. In quel momento ho iniziato a sospettare che avesse cattive intenzioni“. Similmente, ripercorrendo proprio gli attimi in cui Piazzolla entrò nella vita di Gina Lollobrigida, Milko Skofic ricorda che “quando arrivò il patrimonio di mia madre era più che buono, c’era abbastanza per fare una lunga vita decente, ricca, ma non esagerata”.



Milko Skofic: “Mamma non era più in sé”

Un patrimonio di tutto rispetto, insomma, non fosse che, racconta ancora Milko Skofic, “ora non è rimasto quasi nulla. I conti correnti sono pressoché vuoti, gli appartamenti di Piazza di Spagna sono stati venduti e il ricavo è sparito, e lo stesso è accaduto per la casa di Montecarlo”. Spiega anche che “nel frattempo, i familiari di Piazzolla hanno ricevuto centinaia di migliaia di euro, lui stesso ha prelevato decine di migliaia di euro in contanti e tramite carte di credito”.

Parlando con il Messaggero dell’eredità di Gina Lollobrigida, il figlio Milko Skofic racconta che alcuni sospetti sulla figura di Piazzolla hanno iniziato a venirgli nel 2013, periodo in cui chiese la prima amministrazione di sostegno. “Mi sono accorto che di punto in bianco c’erano spese che lei non aveva mai fatto prima”, racconta. “I suoi amici mi hanno avvertito che lei non era più se stessa, che aveva comportamenti strani, a loro sembrava che qualcuno la stesse controllando, che non poteva dire quello che pensava”. La situazione, racconta ancora Milko Skofic, è degenerata quando “è stato negato a me e a mio figlio l’accesso a casa di mia madre. Sono stato obbligato da questi fatti a cercare di tutelarla legalmente“.