Milva era soprannominata la “Pantera di Goro” e alle spalle di quest’appellativo c’è una storia interessante, probabilmente ignota alle nuove generazioni e che merita di essere narrata e divulgata. La cantante, all’anagrafe Maria Ilva Biolcati, ha scritto una pagina importante della storia della musica italiana, grazie al suo talento, alla sua presenza scenica, al suo innato carisma e alla sua femminile eleganza. I capelli rossi erano il suo marchio di fabbrica, al pari di una voce inconfondibile e in grado di fare innamorare l’Italia intera, con 173 brani incisi (record di tutti i tempi per un’artista italiana).



Milva, deceduta, lo scorso 24 aprile all’età di 81 anni, era però accompagnata da questo soprannome “animalesco”, come detto in precedenza. Un accostamento “zoologico” che la accomunava ad altre tre fenomenali interpreti del nostro canto, ovvero Mina, Iva Zanicchi e Orietta Berti, con le quali teneva altissimo lo stendardo italiano nel mondo. Quali sono, tuttavia, le ragioni alla base di questi appellativi, destinati a rimanere scolpiti nella leggenda e a resistere anche all’incedere inarrestabile del tempo?



MILVA, LA PANTERA DI GORO: LE RAGIONI DEL SOPRANNOME

Milva, pertanto, era conosciuta come la “Pantera di Goro” e le ragioni di questo soprannome sono ben note. Innanzitutto, partendo dall’accostamento geografico, Goro è il Comune in provincia di Ferrara dove la piccola Maria Ilva Biolcati venne alla luce il 17 luglio 1939. Da qui, dunque, il riferimento alla cittadina emiliana, divenuta rapidamente conosciuta a livello universale. “Pantera”, invece, è un omaggio alla timbrica graffiante di Milva, la cui meravigliosa voce da contralto, permeate da suoni vibrati precisi e decisamente innovativi per il periodo, costituì un unicum eccezionale a cavallo degli anni Sessanta e Settanta.



Grazie a queste doti straordinarie, la Rossa entrò a far parte del ristretto novero delle più belle voci femminili della canzone italiana di quel periodo storico, che includeva anche la “Tigre di Cremona”, Mina, l'”Aquila di Ligonchio”, Iva Zanicchi, e l'”Usignolo di Cavriago”, Orietta Berti. Nomi e soprannomi in grado di far apprezzare in tutto l’orbe terracqueo la nostra musica.