Mimma Gaspari: scoperta a 21 anni da Teddy Reno
Mimma Gaspari è stata per decenni un’eminenza grigia della musica italiana. Figlia di Aldo Gaspari e Bertagni, titolari delle tipografie Gaspari, studia al liceo classico a Bologna. Poi nel 1959 incontra Teddy Reno che la vuole a Roma come paroliere della sua nuova casa discografica: “Come può succedere che una laureanda in Scienze politiche passi brillantemente l’esame di paroliera diventando una fortunata autrice di canzonette? Magari soltanto in seguito a una scommessa, ed è il caso di Mimma Gaspari, ventiduenne, bolognese e ora residente a Milano, biondo-castana, occhi neri, bocca larga, carattere allegrissimo”, scrisse nel 1963 Camilla Cederna sull’Espresso. Per trent’anni Mimma Gaspari si è occupata della comunicazione dei maggiori cantanti dagli anni ’60 ai ’90, per le Messaggerie Musicali e Rca. Qualche nome: Patti Pravo, Nada, Renato Zero, Enzo Jannacci, Gabriella Ferri, Lucio Dalla, Gianni Morandi, Paolo Conte.
Mimma Gaspari: promoter per più di 30 anni
Mimma Gaspari ha appena pubblicato il libro “La musica è cambiata – Dite la vostra che ho detto la mia”, in cui racconta la sua vita nel mondo della musica fra aneddoti di ieri e protagonisti di oggi. Nella sua attività di promozione ha sdoganato canzoni e artisti che la Rai non voleva trasmettere come “Bella senz’anima” di Riccardo Cocciante, “Roma spogliata” di Luca Barbarossa, “Vengo anch’io” di Enzo Jannacci, “4/3/43” di Lucio Dalla: “Erano canzoni diverse dai motivetti in voga. E la commissione d’ascolto, che in pratica svolgeva un ruolo di censura preventiva era una forca caudina. Percepivo prima di altri il valore e le potenzialità di una canzone”, ha raccontato al Corriere della Sera. È stata Mimma Gaspari, con l’aiuto di Renzo Arbore, a lanciare Paolo Conte come cantante: “Lui si considerava un autore e basta. Col produttore Lilli Greco ascoltammo un provino con 24 canzoni. Io dissi a Conte: tu devi cantare. Lui era timido e si nascondeva dietro al pianoforte. Io affittai il Teatro Olimpico di Roma e feci inviti a tappeto. Fu un successo clamoroso. Eppure lui si vergognava di cantare in pubblico e non voleva mollare il lavoro di avvocato”.