Mimmo Calopresti non si sente un grande maestro, ma ancora una giovane promessa. «Per me è chiaro il passato, è chiaro chi sono, ma non ho raggiunto il punto finale di quello che voglio realizzare», racconta il regista al Fatto Quotidiano. Con “Aspromonte – La terra degli ultimi” è tornato alle origini. Nato a Polistena, racconta nel suo film la Calabria che ha dovuto lasciare. «Quando l’ ho girato non avevo ben chiaro l’obiettivo, avevo solo una necessità di narrare questa storia del passato, una vicenda vera quanto utopica; poi ho capito che stavo pensando all’oggi, a quanto è complicata questa esistenza». Nel film c’è anche Elisabetta Gregoraci. «È stata brava a non mollare un colpo, a buttarsi nel fango, sporcarsi, camminare tra le pietre e a piedi nudi. Senza alcun timore. E alla fine delle riprese era talmente presa dal contesto da rammaricarsi per non aver portato il figlio; altro che Montecarlo». Nel film ci sono attori di carattere come Sergio Rubini. «Uno con il quale è difficile confrontarsi: è tosto, bravo sia come interprete sia da regista, e con un percorso artistico importante. Quando incontri uno come Sergio, non hai davanti uno qualsiasi, ma un attore protagonista di film di spessore e anche in questo sono stato fortunato ad aver iniziato la carriera con Moretti: dopo non puoi farti addomesticare dalla paura».
MIMMO CALOPRESTI: DA MORETTI A DEPARDIEU E RUBINI…
Sono tanti i retroscena che racconta Mimmo Calopresti nell’intervista. Anche su Nanni Moretti, che definisce «un mito per la sua coerenza: chi lavora con lui si mette nei guai, da quel momento non puoi tradirlo». Da lui ha imparato che il regista esercita una forma di leadership: «Devi aver carattere, e oggi ce n’è poco tra i registi, gli sceneggiatori e gli stessi interpreti; il Moretti attore aveva una tale forza da poter stravolgere un film, e tu dovevi farti trovare pronto al confronto, lottare e perdere. Qui sta la grandezza». Invece con Depardieu ci ha messo più tempo a superare la sua soggezione: «Allora professava un metodo: preferiva non vivere perennemente con dei limiti, ma si lasciava andare, ingrassava senza misura, per poi dimagrire radicalmente. Però Depardieu è uno tanto sregolato nella vita, quanto preciso e disciplinato nella scena». “Pericoloso” invece è Sergio Rubini, che ritorna nelle sue riflessioni: «Ha la cazzimma di chi vuole vincere, non ha paura a battersi, mentre spesso il cinema è da fighetti».
MIMMO CALOPRESTI “GIANNI AGNELLI PAZZO DI CARLA BRUNI”
Mimmo Calopresti al Fatto Quotidiano ha parlato anche della sua vita da emigrato a Torino. Lì è finito tra lotte operaie, politica e botte con la polizia. Gli ultimi lo hanno sempre affascinato, infatti ha amici finiti in carcere. In un certo senso anche Marcello Fonte viene considerato tra gli ultimi: «È un poeta della vita, come nel film; se stai tra i disgraziati, e sei un poeta, elevi i disgraziati stessi. Ha un potenziale enorme, può diventare un numero uno a livello mondiale, e ha una passione, una curiosità e un desiderio di imparare non comuni». Tornando a sé, Mimmo Calopresti spiega che da ragazzino era sempre per strada, dove presidiavano il territorio dei rapinatori, «meridionali delinquenti e cattivi». Il padre si infuriava per quelle frequentazioni: «Era uno straperbene che andava a lavorare alla Fiat con giacca e cravatta e il giornale in tasca. Ha scritto un libro su Torino, la Fiat e Gianni Agnelli». E lui ha incontrato l’Avvocato. Infatti Mimmo Calopresti rivela: «Gli piaceva l’idea che fossi amico di Carla Bruni: era pazzo di Carla; ma in realtà gli si illuminavano gli occhi appena l’argomento era incentrato sulle donne».