Il confronto di Techetechete’ tra Mina e Raffaella Carrà pone le due artiste quasi sullo stesso piano. Ognuna ha avuto e continua ad avere le sue peculiarità, i suoi punti di forza, quelli per cui ha saputo emergere e si è guadagnata tanti consensi da parte del pubblico, ma entrambe sono state delle grandi signore dell’intrattenimento italiano. Raffaella come icona di stile, anzitutto. E Mina come cantante, naturalmente. Raffaella sapeva riempire la pista con i suoi balli sbarazzini e talvolta inediti (si pensi al Tuca tuca). Mina, invece, era la Voce per antonomasia, quella che avrebbe potuto cantare persino l’elenco del telefono e avrebbe comunque deliziato tutti. Non sono solo stereotipi: sono le definizioni da dare a due “voci” di vocabolario, questa volta, due figure talmente rappresentative ed emblematiche che difficilmente ne conosceremo di simili.
Mina e Raffaella Carrà: la loro rivalità approfondita
Probabilmente, l’impronta dello stile di Raffaella è ancora visibile in certe primedonne dello spettacolo. Effettivamente, da lei in poi, qualcosa è cambiato. Raffaella Carrà si fece paladina inconsapevole di un nuovo modo di comunicare, molto più libero e aperto, che poco ha a che vedere con lo stile sobrio e posato di Mina. Quest’ultima, infatti, non si mise mai troppo in mostra. Anche quando la sua vita privata faceva rumore (per citare una famosa canzone della rivale), lei rimaneva in silenzio. Forse perché il suo canto era molto più eloquente, perché davvero non ha mai saputo fare altro. Glielo rimproveravano i detrattori dell’epoca: Mina era “solo” la voce. Ma che voce! Mai nessuno è arrivato a eguagliarla. Per quanto si parli di sfida con la Carrà, fu più un gioco delle parti. Entrambe, comunque, sapevano perfettamente che la loro rivalità era più una questione di appeal verso il pubblico.
Chi ha vinto?
Se oggi vige la regola della libertà (di espressione in primis), un tempo non era affatto così. Anzi: le soubrette erano continuamente vittime della censura, sia da parte del pubblico che degli addetti ai lavori. La censura in senso stretto non era forse il male assoluto. Garantiva infatti che la tv fosse un locus amoenus, un baluardo di quella bellezza pura ed elegante che a oggi è così difficile trovare. Il piccolo schermo, infatti, si è raffaellacarraizzato. Si è cioè arreso all’idea che per intrattenere bisogna per forza stupire. Quella del 2019 è la televisione di Raffa, l’esplosiva ed esuberante Raffa, che combatte contro Mina e a quanto pare ne esce vincitrice. La sua, pero, è solo una mezza conquista: è vero, in televisione regna l’eccentricità, lo stupore, il colpo d’occhio, ma nonostante ciò si tende sempre a rimpiangere Mina. Chi ha vinto, di fatto? Be’, neanche i posteri sono in grado dirlo.