Ancora minacce, ancora una volta (presumibilmente) da parte dei boss mafiosi di Palermo ed ancora una volta recapitate direttamente nel suo ufficio, per Claudia Caramanna procuratrice per i minori del capoluogo siciliano che negli ultimi mesi ha avviato un’ampia lotta contro lo sfruttamento da parte della mafia di bambini e ragazzini con l’obiettivo di sottrarli – o salvarli – dalle quasi sempre inevitabili mura del carcere.



Prima di arrivare agli ultimi sviluppi – di cui parla il quotidiano Repubblica – vale la pena tornare indietro a circa un anno e mezzo fa quando Claudia Caramanna fu ‘vittima’ delle prime minacce, per ora rimaste senza un vero colpevole: in quell’occasione la procuratrice di Palermo trovò il suo ufficio completamente rivoltato, senza messaggi, senza firme e senza – apparenti – ragioni.



Ma nonostante questo decise (assieme ai suoi fidati colleghi) di non fermarsi e seguendo la scia del processo ‘Liberi di scegliere‘ avviati tra Reggio Calabria e Catania dal collega Di Bella, ha avviato una collaborazione con l’associazione Libera con l’intento – come dicevamo già prima – di sottrarre i figli dei boss dalle mani insanguinate della mafia che a Palermo ha sempre trovato un terreno fertile.

Nuove minacce a Claudia Caramanna: la procuratrice di Palermo bersagliata dai boss mafiosi

Nonostante le minacce di un anno e mezzo fa – insomma – Claudia Caramanna non si è fermata e dopo decine e decine di minorenni di Palermo salvati lo scorso 5 agosto ha trovato uno strano bigliettino dentro ad uno dei suoi tanti fascicoli di indagine: sopra, vergate a penna, solamente una croce e la scritta – tristemente chiara, quasi lapalissiana – “Devi smetterla di occuparti dei figli degli altri“. Inutile dire che gli occhi sono stati immediatamente puntati su tutti quei boss che negli ultimi mesi si sono visti allontanare i figli (o meglio, manovali incensurabili) dalla stessa Claudia Caramanna, avviati ad un percorso di recupero parallelo alle indagini sugli illeciti traffici dei loro genitori.



Per ora non si sa ancora chi abbia lasciato il bigliettino, ma è certo – riferisce sempre Repubblica – che il comitato per l’ordine e la sicurezza della Procura di Palermo ha già intensificato sia i controlli sugli accessi nel palazzo di giustizia allestito dentro al Malaspina (l’Istituto penale palermitano), che la scorta attorno a Claudia Caramanna.