Il marito di una vigilessa di Roma ha patteggiato ieri in aula una pena di due mesi di reclusione con l’accusa di minaccia aggravata, dopo che aveva intimidito a morte, al telefono di notte, un cittadino che aveva segnalato a ripetizione una serie di trasgressioni da parte degli automobilisti, attraverso l’applicazione apposita creata anni fa dal Campidoglio. Il segnalatore “seriale” avrebbe sovraccaricato di lavoro, stando all’uomo condannato, la moglie, e la cosa non era andata a genio allo stesso che aveva chiesto, senza l’uso delle buone maniere, di finirla. La vittima, come scrive il quotidiano Il Messaggero, un 40enne del Quadraro che ora si attende anche un risarcimento danni. «Sei tu che chiami sempre i vigili a Centocelle? – la telefonata minacciosa agli atti, riportata dal quotidiano romano – so dove abiti t’ammazzo, so qual è la tua macchina te la spacco, vengo sotto casa tua».
ROMA, SEGNALA TROPPE INFRAZIONI: MINACCIATO DI MORTE “SONO SOLO UN CITTADINO RISPETOSO”
Il 40enne si sarebbe ritrovato a sua volta multato ingiustamente, e inoltre, avrebbe subito citofonate e telefonate notturne, nonché biglietti minatori, fino alla denuncia dai vigili stessi per interruzione di pubblico servizio e falso, procedimento poi archiviato. Quello contro il marito della vigilessa non è un procedimento isolato, in quanto, cinque vigili urbani facenti parte dello stesso gruppo, erano finiti nel mirino dopo essersi rifiutati di fare multe nell’aprile del 2016, nonostante i divieti di sosta segnalati sempre via app. Le accuse nei confronti dei cinque, sollevate dal pm Erminio Amelio, erano di omissione di atti d’ufficio. Tornando al 40enne accusatore, questi ha precisato di sentirsi solo «un romano rispettoso delle regole. Visto che è stato offerto un servizio specifico per segnalare le irregolarità ho deciso di utilizzarlo. Il problema è che non sempre chi non vuole vedere accetta dritte. La maggior parte delle volte sono stato richiamato per sentirmi dire: La prossima volta mandi un fax. Oppure Non abbiamo personale». Il condannato ha spiegato in aula che la moglie era all’oscuro del suo atteggiamento: «Mia moglie non sapeva nulla della mia chiamata. Capirà, lavora nel settore edilizia della Municipale. È stata una mia iniziativa. Uno sfogo». Caso chiuso.