Per mesi la vita di Alex, Loris e della madre era diventata un vero e proprio inferno a causa dei continui soprusi da parte del padre-padrone, Giuseppe Pompa. Tante le minacce rivolte proprio alla donna, come riporta La Stampa: “Tu finisci male”, “Sei una schifosa”, “Ti spacco la testa”, “Sei una donna di merd*”. Per mesi i figli Alex e Loris hanno registrato quelle continue offese con il cellulare e le liti che si consumavano nella loro casa di Torino. Tutto ciò è andato avanti fino al 30 aprile 2020, giorno in cui Alex, 19 anni, ha ucciso a coltellate il padre per difendere la mamma Maria dall’ennesima aggressione.
Ora è a processo e ad intervenire in aula in sua difesa è stato il fratello maggiore, 23 anni, Loris, il quale ha commentato: “Non c’erano giorni buoni. C’ erano giorni che andavano male e altri che andavano malissimo”. Il ragazzo ha preso le difese del fratello minore e rivolgendosi al giudice ha proseguito: “Ora è semplice chiedere perché non ci siamo rivolti ai carabinieri. Ma bisogna immedesimarsi. Se quella fosse stata vostra madre? Se a minacciarvi, con il volto sfigurato dalla cattiveria, fosse stato vostro padre?”.
UCCIDE PADRE PER DIFENDERE LA MADRE: 19ENNE A PROCESSO
Nel corso del processo Loris ha ripercorso gli anni all’insegna delle “minacce” e degli “insulti” da parte del padre, fino ad arrivare alle “botte”. L’uomo era travolto da una “gelosia ossessiva e morbosa” verso la moglie alla quale era vietato perfino scrivere su Whatsapp, guidare l’auto o avere un bancomat: “Mio padre voleva che fosse sola e dipendente da lui”. Del delitto però ricorda molto poco: “Ero pietrificato”. Tutto era accaduto nel giorno dell’anniversario dei suoi genitori, ma quella sera l’uomo aveva sbraitato nuovamente contro la donna dopo aver visto dal balcone che un collega la salutava poggiandole la mano sulla spalla. “Non c’ era nulla da festeggiare. Mamma quella sera aveva detto con fermezza che voleva separarsi”, ha commentato Loris. Poi la nuova lite ancora una volta registrata dai figli. Sono in tutto 9000 i file portati a processo di cui alcuni sentiti proprio in aula. Nel 2020 sono appena 14: “Con il lockdown non era semplice, se ci avesse scoperti ci avrebbe uccisi”, ha spiegato Loris. Ed ha aggiunto il motivo per il quale avrebbero iniziato a registrare tutto: “Abbiamo iniziato nel 2018. Mio padre voleva che all’ esterno sembrassimo la famiglia del Mulino Bianco. Abbiamo pensato che così, se ci avesse ammazzati, se avesse fatto la strage che minacciava, sarebbero rimaste le prove di chi era davvero”. In tutti questi anni i due fratelli non hanno mai chiamato i carabinieri: “Avevamo paura. Papà diceva che dal carcere si esce in fretta e sono certo che ci sarebbe venuto a cercare. Ci avrebbe ammazzati”. Loris ha anche ammesso di aver deciso di cambiare cognome: “Pompa è il cognome di mio padre che ci ha rovinato la vita da vivo e anche da morto”.