Sarah Jane Baker, l’attivista trans divenuta nota per avere incitato la folla alla violenza contro le femministe radicali al London Pride, è stata arrestata. Inizialmente, come riportato dal Daily Mail, la Met Police si era rifiutata di indagare sulla vicenda dopo che aveva ricevuto le denunce di diverse donne, che erano state minacciate proprio in quella occasione. I militari avevano affermato che le frasi di odio erano “ipotetiche” e “non rivolte ad un determinato individuo”. Per questi motivi non potevano costituire un crimine.
Le cosiddette terf, così vengono definite in modo dispregiativo le femministe radicali trans-escludenti, tra l’altro, non sono protette dalla legge sull’uguaglianza. Inoltre, in molti avevano sostenuto che la libertà di parola doveva essere protetta. Le accuse nei confronti di Sarah Jane Baker erano in un primo momento quindi cadute nel vuoto. Dopo le pressioni dei ministri, tuttavia, le forze dell’ordine hanno riaperto il caso e adesso arrestato l’attivista trans.
Sarah Jane Baker arrestata: i precedenti dell’attivista trans
Sarah Jane Baker è stata dunque per l’ennesima volta arrestata. È la detenuta trans più longeva della Gran Bretagna. È stata incarcerata per la prima volta quando aveva 19 anni per aver rapito e torturato il fratello della matrigna. A 21 anni è stata condannata a 30 anni di detenzione per tentato omicidio per aver tentato di strangolare un compagno di cella. Era appena uscita dalla cella, ma adesso dovrà tornarci per il reato di istigazione alla violenza. È probabile che anche il suo passato all’insegna della criminalità abbia condizionato la decisione dei giudici.
Gli organizzatori del London Pride hanno provato a difendere l’attivista trans, sostenendo che “Sarah e molti altri nella nostra comunità nutrono molta rabbia e hanno il diritto di esprimere quella rabbia attraverso le loro parole”. Poi però hanno precisato che “non sostengono una chiamata alle armi per la violenza di qualsiasi”.