Un corso sulla comunicazione del rischio durante la pandemia, finanziato dalla Commissione europea, è andato in scena dal 2013 al 2016. Il nome del progetto, “Tell Me”, ne lascia intendere la finalità: spiegare ai professionisti della sanità come rivolgersi alla popolazione nel corso di una crisi epidemiologia, basandosi sulle lezioni apprese nel 2009 quando si diffuse la H1n1. E, curiosità, nel board di “Tell Me” era presente Pier Luigi Lopalco, virologo e, successivamente, esponente politico del Pd.
Il sito del corso legato alla comunicazione in pandemia risulta ancora oggi raggiungibile e su esso sono presenti alcuni suggerimenti che ricordano davvero da vicino quanto abbiamo vissuto negli ultimi tre anni. Il quotidiano “La Verità”, a tal proposito, evidenzia come il portale indica la Slovenia come modello da seguire: “Ha uno dei programmi di vaccinazione più aggressivi al mondo, che impone la vaccinazione sotto minaccia di pesanti sanzioni economiche, consentendo solo esenzioni mediche riviste dal comitato, ma vanta un tasso di conformità superiore al 95% per i vaccini obbligatori”.
CORSO UE SULLA COMUNICAZIONE DURANTE LA PANDEMIA: EVENTI AVVERSI E MASCHERINE
Per quanto concerne gli eventi avversi legati ai vaccini, si legge su “La Verità”, che cita ancora una frase estrapolata da “Tell Me”, “la letalità e la mortalità derivanti da malattie prevenibili con il vaccino rimarranno superiori a quelle causate dai vaccini, fino a quando non sarà raggiunta la virtuale eradicazione dell’agente infettivo”. Il corso Ue sulla comunicazione in pandemia comprendeva anche le tecniche a cui ricorrere per caldeggiare la vaccinazione: “Sebbene per una fascia di popolazione il rischio di malattia è trascurabile, facendo apparire i rischi della vaccinazione inaccettabili per quell’individuo, questo piccolo rischio individuale diventa però accettabile in un contesto sociale più ampio, perché riduce significativamente il rischio per la popolazione più vulnerabile”.
Infine, le mascherine: anche se “non ne è dimostrata l’efficacia in comunità”, “Tell Me” spiega che “la gravità percepita influenza in positivo i comportamenti raccomandati. Coloro che ritenevano che l’influenza aviaria potesse essere più grave della Sars sono stati più inclini all’uso della mascherina e ad altri comportamenti precauzionali, come il distanziamento sociale”.