Tra le possibili rilevazioni agli Oscar 2021, Minari si è assicurato anche la candidatura alla migliore colonna sonora. Il film diretto da Lee Isaac Chung, già premiato ai Golden Globe per il miglior film straniero, vanta un commento sonoro etereo, in grado di mixare alla perfezione una sinfonia tra emozione e straniamento, diventando una sorta di ponte tra questo mondo e il prossimo.
La candidatura di Minari per la migliore colonna sonora è andata al giovane compositore Emile Mosseri, membro del gruppo indie rock “The Dig”. Classe 1985, lo statunitense ha all’attivo già qualche partecipazione in film hollywoodiano. Oltre a Minari, ricordiamo la colonna sonora di The Last Black Man in San Francisco di Joe Talbot e di Kajllionarie – La truffa è di famiglia di Miranda July, senza dimenticare la fortunata serie tv Homecoming di Eli Horowitz e Micah Bloomberg.
MINARI, COLONNA SONORA CANDIDATA ALL’OSCAR 2021
Tra le canzoni migliori di Minari che compongono la colonna sonora troviamo “Big Country”, “You’ll Be Happy” e “Grandma Picked a Good Spot” e in una recente intervista ai microfoni di The Observer il compositore Emile Misseri ha spiegato: «Il processo di lavoro è ogni volta diverso. Di solito scrivo un po’ di musica ispirata al film. A volte mi siedo al pianoforte e suono in base all’immagine, ma trovo più successo quando scrivo qualcosa che forse non era legato specificamente per una scena».
Mosseri ha poi ribadito che la maggior parte della musica era già stata scritta prima che iniziassero le riprese, in particolare temi e parti vocali. Minari ha una colonna sonora che non è né troppo marcatamente legata al mondo coreano, né a quello americano: «E’ abbastanza “aperta”, il che era spaventoso ma fantastico. Vedere che il film e la musica funzionano, connettendosi alle persone, è stato liberatorio per me: ora ho più fiducia in me stesso». In Minari troviamo nella colonna sonora anche delle canzoni originali cantate da Han Ye-ri, un’esperienza importante per Mosseri: «Era la prima volta che scrivevo qualcosa di originale per un film che poi veniva tradotto in un’altra lingua».