In guerra anche un divieto come quello sulle mine antiuomo resta lettera morta, e si presta ad essere facilmente aggirato, così come si sta verificando nel conflitto che da mesi si sta consumando tra Russia e Ucraina. Ma se la narrativa generale sembra puntata solo sulle atrocità delle armate russe, spunta ora anche la testimonianza, resa da Human Right Watch, su un modus operandi bellico da parte dell’Ucraina non meno cruento.



Steve Goose, direttore di HRW, ha infatti riportato quanto l’organizzazione ha documentato da mesi, affermando come le forze ucraine abbiano sparso mine terrestri (le cosiddette “mine farfalla”o “mine petalo”) nell’area di Izium, vicino alle strutture militari russe, causando la morte di moltissimi civili e costituendo un continuo pericolo.



“Le forze russe hanno ripetutamente usato mine antiuomo e commesso atrocità in tutto il paese, ma questo non giustifica l’uso ucraino di queste armi proibite”. Queste le parole di Goose.

Come se non bastasse andrebbe anche aggiunto che la stessa Ucraina avrebbe sottoscritto il Trattato internazionale proprio contro l’uso delle mine antiuomo nel 1999, ratificato poi nel 2005, e il suo comportamento si porrebbe quindi in contrasto con gli imepegni assunti nel patto stesso, oltre che con il Diritto Internazionale Umanitario. Questo anche perchè l’esplosione delle mine non può essere calcolata in modo da operare una discriminazione tra civili e militari, causando anche il rallentamento delle consegne alimentari e l’impedimento delle attività agricole.



Chiesta apertura di un’indagine sulle mine antiuomo sparse dai soldati ucraini

Sempre Human Right Watch, oltre ad aver raccontato i dettagli di queste pericolose mine, la loro composizione, le modalità di attivazione e i loro effetti devastanti nell’area circostante in cui sono posizionate, ha anche accuratamente documentato il tutto con immagini risalenti già a settembre 2022. E non mancando anche di intervistare vittime delle stesse mine antiuomo, testimoni, soccorritori e medici.

Da ciò che è emerso i civili rimasti feriti hanno riportato lesioni gravi, comprensive anche di amputazioni di arti. E ad essere rimasti vittime sono stati anche bambini colpiti nella zona di Izium.

Gli sminatori intervistati hanno poi aggiunto come le mine terrestri siano presenti in quantità talmente elevate in quell’area che potrebbero essere necessari decenni per mettere in sicurezza la zona da tutti gli ordigni inesplosi seminati ovunque.

Alla luce quindi di tutte le prove fisiche e delle testimonianze raccolte, Human Right Watch ha più volte sollecitato nei mesi scorsi il Ministero della Difesa e degli Affari Esteri ucraino e l’Ufficio del Presidente, ricevendo in risposta solo un diniego circa l’utilizzo delle mine antiuomo, e una sorta di apposizione di silenzio sulle informazioni ricavabili sul tipo di armi utilizzate fino alla fine del conflitto. L’unico risvolto positivo sembra essere solo un impegno da parte dell’Ucraina, a seguito del rapporto consegnatole dall’organizzazione, di svolgere un’accurata e imparziale indagine sulle scoperte fatte così come richiestole dalla stessa HRW.