Le miniere non reggono la transizione ecologica. Affinché le emissioni diventino neutrali per l’ambiente, come riportato da La Verità, in un futuro prossimo saranno necessarie quantità di metalli sempre più alte. Per quel che concerne l’elettricità, ad esempio, un megawatt di potenza proveniente da fonte rinnovabile chiede dieci volte più metalli rispetto alla medesima unità di potenza convenzionale. Lo stesso accade per gli altri settori.



Lo scenario Net zero emission di Iea ha stimato che una quantità di metalli necessaria per rendere green l’intero pianeta entro il 2050 talmente grande che ci sono dei dubbi anche in merito al fatto che la Terra disponga di essa. La domanda di rame si prevede che triplicherà di anno in anno. Se le riserve certe attualmente sono di 890 milioni di tonnellate come comunicato dallo Us Geologica Survey, anche con un’estrazione del 100%, sarebbero soddisfatti solo due terzi della domanda e in poco più di vent’anni non ci sarebbe più disponibilità.



Miniere non reggono transizione ecologica: il caso di Tara

Il rendimento delle miniere stesso evidenzia che non reggono la transizione ecologica. Esso infatti nel tempo tende a calare. Prima si estrae il minerale più ricco e abbondante, poi quello con grado più basso e scadente, che richiede però più energia e dunque più costi. Le spese in questione arrivano ad essere inaccettabili, soprattutto nel caso in cui il prezzo di mercato del prodotto non sia sufficientemente alto da consentire un ritorno economico adeguato. È ciò che è accaduto nel recente passato a Tara, la miniera di zinco più grande d’Europa.



La compagnia mineraria svedese Boliden ha annunciato in questi giorni di avere sospeso le attività della miniera situata in Irlanda a causa di “perdite finanziarie insostenibili”. L’intenzione è probabilmente quella di chiudere definitivamente i battenti, tanto che è stato comunicato che i 650 dipendenti verranno licenziati entro il prossimo mese.