Non c’è l’accordo per dare il via libera alle miniere sottomarine e allo sfruttamento degli oceani per estrarre minerali rari e preziosi. Durante l’incontro decisivo tra le nazioni di questa mattina a Kingston la maggioranza ha richiesto più tempo per l’approvazione, almeno due anni, durante i quali occorrerà approfondire la questione ambientale e impatto sulla natura dell’habitat marino, che come anticipato da molte associazioni internazionali potrebbe essere devastante. Cadono dunque nel vuoto al momento le richieste di alcuni paesi di accelerare la corsa per assicurare l’approvvigionamento di risorse utili alla transizione energetica e all’industria delle auto elettriche. Tra queste soprattutto quella da parte dello stato insulare di Nauru, avanzata due anni fa, nel tentativo di diventare uno tra i principali centri di estrazione di minerali provenienti dai fondali oceanici, ma sostenuta anche dalla Cina, dall’India, dalla Norvegia e dal Giappone. Mentre c’è soddisfazione per il rinvio da parte di molti paesi europei, in primis Francia e Germania, che avevano chiesto già dall’inizio dell’incontro, un maggiore lasso di tempo utile a completare tutti gli studi in merito ai rischi.



I rischi sull’ecosistema oceanico delle miniere sottomarine

L’avvio dell‘attività estrattiva di metalli e minerali dai fondali oceanici con l’approvazione delle miniere sottomarine da parte della comunità internazionale potrebbe avere un effetto devastante sulla biodiversità naturale degli habitat marini. Il professore di biologia all’università La Sorbona François Lallier, ha dichiarato al quotidiano La Croix che “una decisione affrettata potrebbe causare un disastro a lungo termine“. È stato infatti accertato attraverso numerosi studi, che sul fondo dell’oceano c’è un ecosistema formato da almeno 7000 specie diverse che potrebbe estinguersi in caso di inizio attività.



In particolare la trivellazione utilizzata per l’estrazione dei metalli rari causerebbe non solo la perforazione di intere montagne e pianure sottomarine, ma anche la scomparsa di un habitat unico e prezioso, oltre che la formazione di sedimenti pericolosi che vagando alla deriva con le correnti devasterebbero anche gli altri ecosistemi. Ecco quindi perchè è stata richiesta una moratoria globale, in attesa di ulteriori evidenze scientifiche che potrebbero presto confermare il pericolo, ed aiutare la commissione internazionale a prendere una chiara decisione sul deep sea mining.

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