La corsa per lo sfruttamento delle miniere sottomarine, nei fondali dell’Oceano Pacifico è partita da tempo, ma ora sembra essersi intensificata tra le nazioni, da una parte perchè c’è sempre più richiesta di materie prime per favorire l’industria delle auto elettriche e raggiungere i risultati previsti per la “Transizione energetica“, dall’altra perchè si avvicina la data di scadenza delle richieste ISA, cioè dei permessi della International Seabed Authority delle Nazioni Unite per autorizzare le attività estrattive nei fondali.
La Cina, più veloce di tutti, ha già inviato diverse navi per “sondare” il territorio, mentre altre nazioni sono più caute per avviare una procedura, perchè vogliono calcolare anche i rischi. E questi ovviamente, soprattutto dal punto di vista ecologico non saranno pochi. Avvertono infatti numerose organizzazioni a tutela degli oceani che l’avvio di una attività industriale estrattiva sui fondali, potrebbe avere effetti devastanti sull’ambiente comportando la distruzione di alcuni habitat fondamentali per la vita marina e compromettere anche l’unico fronte ancora non sfruttato dall’uomo, rappresentato dal fondo del mare.
Ambientalisti “Distruggere gli oceani per favorire la transizione ecologica” Ne vale la pena?
L‘industria estrattiva internazionale fino ad ora ha poturo solo ricercare e verificare la presenza di materie prime nei fondali oceanici, ma di fatto non ha mai potuto iniziare un vero e proprio sfruttamento delle miniere sottomarine. Ora però, alla scadenza delle autorizzazioni richieste in passato, le Nazioni Unite potrebbero concedere il diritto alle aziende di iniziareminiere i lavori. I paesi in gara sono molti, sompresi quelli europei che sostengono che questa potrebbe rappresentare l’unica via d’uscita per liberarsi dal predominio cinese nell’industria delle batterie per auto elettriche.
Ma il problema del rischio ambientale sembra essere molto serio. La sperimentazione delle mniniere potrebbe partire senza un’adeguata e sufficiente analisi dell’impatto sul fondale oceanico. Considerato comunque da molte associazioni ambientaliste come “devastante“. E quindi, ci si chiede, se sia giusto, o no, distruggere l’oceano per favorire una legge approvata appositamente per “ridurre l’inquinamento” come quella sulla “transizione energetica“.