Miniere sottomarine, è in corso il summit Isa a Kingston in Giamaica, durante il quale si discuterà sul garantire autorizzazioni internazionali all’attività estrattiva nei fondali oceanici, e già sono partiti i primi scontri tra le nazioni partecipanti, che chiedono di mettere in pausa le decisioni fino a quando non ci saranno abbastanza valutazioni scientifiche che potranno escludere gravi rischi ambientali sull’ecosistema marino. L’urgenza per il concordato è condivisa soprattutto dalla Cina ma anche da Norvegia, Russia e Corea del Sud, con il timore che presto possa finire la disponibilità in natura nelle miniere già esistenti per i metalli rari come rame e cobalto, e che questo possa avere gravi cinseguenze sul processo di elettrificazione.



Ma Francia e Germania hanno chiesto di frenare, per garantire più tempo alla protezione del fondale che è stato inserito nel “patrimonio comune dell’umanità”. Un “no” che viene invocato da tempo anche dagli attivisti per l’ambiente e da organizzazioni come Greenpeace, che si sono già unite in protesta sostenendo che in nome della transizione energetica verrà distrutto l’oceano per sempre.



Miniere sottomarine, al summit Isa si chiede pausa per valutare rischio ambientale

Al summit Isa che dovrà decidere se dare o no il via all’attività estrattiva da miniere sottomarine, il dibattito politico è acceso. Come riporta oggi il Financial Times, Franziska Brantner, segretario di Stato del Ministero dell’Economia della Germania, ha dichiarato di voler ricorrere al tribunale internazionale, se la commissione legale dovesse accelerare il responso favorevole. La risposta però è stata quella di voler collaborare e favorire a quanto pare l’approccio “precauzionale”, soprattutto nei confronti dell’impatto ambientale.



In ogni caso il parere finale dovrà essere dato congiuntamente da tutti gli stati membri dell’Isa. Gli interessi dietro queste risorse preziose però sono molto elevati, e a costare caro al resto dell’umanità potrebbe non essere soltanto lo sconvolgimento dei fondali, patrimonio protetto che verrebbe danneggiato con conseguenze disastrose, quanto anche una distribuzione delle risorse non equa e lo sfruttamento dei benefici economici che potrebbe essere in futuro solo per pochi.