Daniele Franco, ministro dell’Economia, ha parlato nel corso di un panel al World Economic Forum di Davos. Per il politico, nel corso del suo intervento, l’occasione per fare il punto su quella che è la situazione economica della penisola: “L’economia italiana dimostra di essere resiliente e nonostante i grandi rischi che si trova a fronteggiare, le imprese e le famiglie resistono. Se non ci sono grossi shock ci aspettiamo che l’economia continui a crescere anche se a un ritmo nettamente inferiore anno scorso. La nostra previsione del 3% tiene conto di quello che sta avvenendo nell’attuale contesto”. La paura più grande resta quella legata ad un possibile stop del gas dalla Russia“Ovviamente se la situazione dovesse peggiorare per un’interruzione improvvisa delle forniture di gas o altri fattori, allora l’outlook sarebbe peggiore ma questo si applica a tutti”. 

Come spiega Franco, la previsione è quella del 3% ma uno stop del gas russo potrebbe cambiare tutto: “La nostra previsione per il 2022 era del 4,7% dopo il +6,6% del 2021 e l’abbiamo abbassata a circa il 3%. Nell’analizzare questa stima va tenuto conto l’effetto di trascinamento di circa il 2,2% e la crescita addizionale sarebbe di poco meno dell’1%”. Tutto dipende dalla situazione in Ucraina: “Ci sono grossi rischi ma vediamo anche un’economia resiliente, l’export è cresciuto del +5% nel primo trimestre, l’occupazione è salita del 3,4% e anche i servizi nel settore del turismo sono in ripresa. Famiglie e imprese sono in una situazione di resilienza”.

Economia italiana tra debito e PIL

Il ministro Franco ha proseguito parlando del rapporto tra debito e PIL: “Le misure di sostegno fiscale messe in campo allo scoppio della pandemia hanno permesso di attenuare l’impatto sulle imprese e sulle famiglie. Ora tuttavia il debito sta scendendo e ci aspettiamo un periodo in cui il rapporto debito/pil continuerà a scendere”.

Secondo il ministro dell’Economia, “Il problema è che affrontiamo un balzo dei prezzi dell’energia che fanno salire l’inflazione e questo porta a un cambiamento della politica monetaria e poi ovviamente c’è l’impatto della guerra. Questo rende il ritorno della fiscalità alla normalità più difficile ma dobbiamo muoverci in quella direzione. Va anche ricordato che il costo medio del debito pubblico sulle nuove emissioni è ancora in declino perché andiamo a sostituire con le nuove emissioni titoli di 10 anni fa con tassi superiori. Certamente serve prudenza fiscale e politiche per stimolare la crescita”. Per quanto riguarda invece la spesa militare al 2%, Franco spiega che ci vorrà tempo: “Si spende molto ma con tante duplicazioni e molto spazio per fare economie di scala. Non significa necessariamente arrivare a un esercito europeo, ma a un coordinamento”.