Rischiamo una catastrofe alimentare e migratoria a breve termine. Lo conferma Marco Minniti, ex ministro dell’Interno, nell’intervista di ieri a Piazzapulita. «Non lo dico io, ma la Fao, che paventa il rischio di una carestia soprattutto nei paesi del Nord Africa, che sono fortemente dipendenti dal grano russo e ucraino». Il presidente della fondazione Medor ha citato le stime della Nazione Unite, secondo cui ci sono 4,5 milioni circa di tonnellate di grano bloccate nei porti ucraini. Bisogna quindi agire rapidamente, per questo propone dei “corridoi del grano”. «Come quelli umanitari, se non lo sono questi… Sono fondamentali per consentire ai paesi di avere il pane. Parliamo di Tunisia, Egitto, Libia e Libano».



La seconda questione riguarda la risposta dell’Europa. «Deve mettere in campo un piano vero e proprio di sostegno, stabilizzazione e crescita». A tal proposito ha fatto riferimento a Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi che hanno promesso 22 miliardi di dollari di investimenti per sostenere l’Egitto. «Non dico che l’Europa deve mettere in campo questa somma, neppure quelli dati in questi anni alla Turchia di Erdogan. Ma serve un piano importante».



“RISCHIAMO RIVOLTE POPOLARI IN NORD AFRICA”

Il rischio che abbiamo di fronte non è quello del 2015 siriano, ma quello del 2011. «Rischiamo rivolte popolari nei paesi del Nord Africa, senza neppure l’illusione di una nuova primavera». Questo è un altro “ricatto” del presidente russo Vladimir Putin secondo Marco Minniti. «Temo che abbia una strategia più complessa di quello che pensiamo. La Russia è presente militarmente in Africa. In queste settimane ha fatto un accordo militare con il Camerun. Dopo aver invaso l’Ucraina, pensa a fare accordi militari. L’idea di avere una pressione sul Mediterraneo non l’ha mai abbandonato». Lo scenario è preoccupante: «Se scatta una drammatica situazione umanitaria nel Nord Africa, avremmo l’Europa stretta in una grande tenaglia umanitaria. Profughi dall’Ucraina e dall’Africa».

Dunque, ha ribadito l’importanza dei negoziati, ma per farli funzionare bisogna «circondarla diplomaticamente». Riguardo sempre la guerra in Ucraina, Marco Minniti ha analizzato il caso Azov: «Zelensky ha fatto un gesto particolarmente delicato, cioè quello di chiedere ai marines di Azov di arrendersi: non è una cosa semplice. Una scelta rischiosissima, perché se questi soldati dovessero essere colpiti, Zelesnky rischia di rompere un rapporto sentimentale col proprio Paese. Eppure lo ha fatto, per evitare che a Mariupol ci fosse un martirio che bloccasse ogni trattativa».