Il mondo rischia di andare in pezzi con lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas. La situazione è delicata e senza precedenti, perché le uniche similitudini sono con il Novecento, in particolare la condizione pre-guerre mondiali, per il resto la disponibilità di arsenali nucleari aggrava le tensioni. A fare il punto della situazione è Marco Minniti, ex ministro dell’Interno del governo Gentiloni e attuale direttore della fondazione MedOr. In merito all’attacco di Hamas a Israele, a Repubblica parla di «un atto di guerra condotto con modalità tipiche del terrorismo», con il quale «Israele ha scoperto la propria vulnerabilità». Ciò che era impensabile si è dimostrato possibile. La guerra in Medio Oriente, rischia di diventare il detonatore di altri sconvolgimenti negli equilibri geopolitici globali, in quanto «si innesta sulle due grandi crisi del nostro tempo».
Marco Minniti cita «la crisi dell’idea di autosufficienza delle nazioni e quella degli strumenti del multilateralismo». Per questo il mondo rischia di andare in pezzi, a dimostrarlo anche la visita del presidente Usa Biden in Israele dopo l’attacco di Hamas e lo scoppio della guerra in Medio Oriente. «Dobbiamo imparare a convivere con un mondo non più bipolare, non più unipolare, ma a-polare. Mai come adesso l’Europa è sfidata a fare un salto di qualità». Minniti nell’intervista suggerisce all’Europa di affermare «una visione autonoma nei confronti del Mediterraneo e del Vicino Oriente», anche perché attualmente è ininfluente e per giunta esposta al terrorismo.
“EUROPA FERMA E VULNERABILE AL TERRORISMO”
Tutte queste crisi sono anche forme di destabilizzazione delle democrazie, ma l’Europa resta ferma. Lo dimostra anche un progetto rimasto in soffitta. «Dopo l’invasione dell’Ucraina, la difesa comune sembrava cosa fatta. Sono passati 18 mesi ed è tutto fermo. Esattamente come è fermo il dossier africano. Con la conseguenza che l’Algeria ha espresso solidarietà ad Hamas, che lo stesso ha fatto la Tunisia e il presidente dell’Unione africana». Tornando ad Israele, l’ex ministro a Repubblica precisa che «il diritto di Israele di rispondere militarmente non può e non deve trasformarsi in vendetta sulla popolazione palestinese». Eppure, le lezioni non mancano: ci sono i casi Afghanistan, Iraq e Libia. «Dovrebbero averci insegnato che non hanno futuro iniziative militari intraprese senza immaginare il dopo». L’auspicio di Minniti è che il Consiglio di sicurezza dell’Onu si occupi degli ostaggi e dei due milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza.
«È necessario che i 100 tir di aiuti umanitari fermi al confine egiziano possano raggiungere i profughi. È necessario comprendere la preoccupazione egiziana di fronte al rischio che la penisola del Sinai si trasformi in un gigantesco campo profughi. Sono necessari corridoi umanitari che liberino i palestinesi dal ricatto di Hamas e che spezzino un sistema di consenso fondato sull’odio». Un odio che l’Occidente non riesce a fermare, motivo per il quale è ancor più necessario smarcarsi dalla propaganda. «La verità più difficile da raccontarsi è che la ripresa di attentati di matrice jihadista nel nostro continente è figlia di una errata integrazione». Infine, per Minniti è possibile combattere il terrorismo senza rinunciare alla libertà: «Come ci ha insegnato Aldo Moro, è possibile essere saldamente nello schieramento atlantico dimostrando contestualmente una capacità di dialogo verso un’altra parte di mondo».