La posizione che il governo Meloni assume sul tema dei migranti è fondamentale per Marco Minniti, secondo cui la premier Giorgia Meloni ha ragione quando afferma che «l’Italia non può essere l’hotspot dell’Europa». Un pensiero che l’ex ministro dell’Interno condivide completamente, infatti a La Verità ricorda quando nel giugno del 2017 arrivarono 12mila migranti in Italia nel giro di 36 ore, quindi più di quelle arrivate a Lampedusa in questi giorni. «Mi offrirono 100 milioni, sull’unghia, per rafforzare i centri di accoglienza in Italia». Ma Minniti rifiutò l’offerta dicendo: «Altrimenti diventa solo un problema nostro, e non più vostro». Ed è la stessa ragione alla base della “postura” dell’attuale governo sul tema. Quella del presidente della fondazione MedOr è una linea “realistica” di cui anche il centrodestra tiene conto.



«La partita non si può vince-re guardando solo all’orizzonte italiano, e nemmeno europeo. Non si va da nessuna parte insistendo sul tema della redistribuzione». Quella, come spiega nell’intervista a La Verità, è solo «una trappola verbale». Inoltre, non va trascurato il fatto che ci sono le elezioni europee all’orizzonte. «Nessun Paese ci farà il favore di accogliere le sue quote di migranti, perché tutti i leader sono esposti elettoralmente». Quindi, l’Italia deve volgere lo sguardo all’Africa, come vuole fare la premier Giorgia Meloni: «Ho apprezzato da questo punto di vista l’intervento all’assemblea dell’Onu: le sue parole sono molto meno banali di come vengono giudicate nel dibattito politico». La presidente del Consiglio ha un compito difficile, secondo Minniti: quello di affrontare due crisi parallele, «conciliare l’idea di nazione con quella della cooperazione internazionale».



“SERVE UN PATTO CON UNIONE AFRICANA E ONU”

Oltre alla crisi nazionale, si registra una fase di stallo nell’idea di cooperazione. «Basti pensare alla stessa assemblea delle Nazioni Unite, che è stata disertata dai grandi del mondo, da Xi a Macron». Quel che deve fare l’Italia, secondo Marco Minniti, è attrezzarsi a vivere i rapporti internazionali in un nuovo modo, perché «saranno regolati da competizione e cooperazione nello stesso tempo». Tutto va guadagnato sul campo, lo dimostra anche l’Europa, che non è unita per solidarietà, ma bilanciando gli interessi nazionali. Lo dimostra in tal senso il rapporto tra Ucraina e Polonia, che ha minacciato di non mandare armi a Kiev se non si limita il passaggio di grano dall’Ucraina. Il problema riguardo la crisi migranti è che «l’Italia è il Paese più esposto, sta pagando il prezzo più alto, ed è stata lasciata sola».



Forse proprio per questo, aggiunge l’ex ministro dell’Interno a La Verità, il governo deve ridisegnare il rapporto con l’Africa, approfittando anche del ridimensionamento della Francia. «Prendiamo il Piano Mattei, e facciamolo diventare un piano europeo, siglando un patto con Unione africana e Nazioni Unite», l’esortazione di Minniti. I termini dell’accordo sono questi: «Ogni Paese europeo offre una quota di ingressi legali, ma a due condizioni. Uno: rimpatrio immediato per chi arriva illegalmente. Due: lotta senza quartiere ai trafficanti di vite umane, che vanno equiparati ai terroristi».

IL PIANO MATTEI E IL RISCHIO TERRORISMO

Il piano Mattei va presentato subito, ora, perché poi potrebbe essere troppo tardi. Per Marco Minniti l’Italia deve presentarsi con una proposta concreta al vertice di Granada del 6 ottobre, visto che si parlerà anche di migranti. Il governo Meloni deve pretendere un cambio di paradigma, pur con rispetto: «Mettiamo che l’Italia presenti un piano realistico. Non ci ascoltano? Non lo mettono in votazione? Così facendo, si assumerebbero un’enorme responsabilità. Segherebbero il ramo su cui loro stessi sono seduti», spiega a La Verità. L’Europa non può illudersi: l’Africa non è un problema solo dell’Italia. «Peraltro, un accordo Europa-Africa consentirebbe di recuperare anche il ruolo della Tunisia».

Il rischio è che l’Africa ne esca ancor più destabilizzata con un effetto a catena. Trovare un equilibrio gioverebbe a tutti ed evitare il rischio di un ritorno del terrorismo: «Sono passati solo sei anni dagli attacchi al cuore dell’Europa. Tutte le varianti autoctone di Al Quaeda e del terrorismo islamico si trovano in Africa. E il rischio del ritorno della minaccia terroristica è un altro motivo che dovrebbe indurre i Paesi europei all’unità». L’Europa deve muoversi anche per un altro motivo, conclude Minniti: «Cina e Russia non fanno altro che riempire gli spazi. Non fanno altro, in definitiva, che coprire i vuoti dell’Europa».