Marco Minniti, ex ministro degli Interni ed attuale capo della fondazione Leonardo Med-Or, ha ragionato sulle pagine della Stampa sulle attuali crisi che stanno sconvolgendo la stabilità del Medio Oriente e minacciando, inevitabilmente, l’Unione Europea e l’Occidente. Partendo, però, dal recente incontro tra la premier Meloni e il leader turco Erdogan, ci tiene a sottolineare che se l’ipotesi sul tavolo fosse quella di un accordo per la gestione di migranti dalla Libia, “sarebbe una scelta drammaticamente sbagliata”.
Si tratterebbe, infatti, secondo Minniti di uno sbaglio da almeno due punti di vista. Il primo è una questione di principio, perché “violerebbe la sovranità della Libia“, mentre il secondo di “sostanza: metterebbe in discussione gli sforzi diplomatici dell’ONU per nuove elezioni e per evitare la spaccatura definitiva del paese in due”. Il rischio, infatti, è che una parte rimanga fedele alla Turchia, mentre l’altra “alla Russia di Putin”. Si aprirebbe dunque, sempre secondo Minniti, un duplice rischio, perché “se discuti con la Turchia a ovest, poi dovresti discutere con la Russia a est. Dunque se legittimi una delle due parti, poi devi legittimare anche l’altra“, ipotesi quasi impraticabile per via “dell’impegno italiano ed europeo a sostegno dell’Ucraina”.
Minniti: “Putin in Africa è un rischio per l’UE”
Passando oltre, poi, Minniti nella sua intervista ha voluto affrontare anche il delicato tema del Medio Oriente, dimostrando il suo sostegno alla missione navale nel Mar Rosso, mentre non fatica a puntare il dito contro “l’Iran” come collante delle tensioni nella regione. “L’escalation” in questo contesto, “è evidente” e probabile nonostante il fatto che “nessuno dei diretti protagonisti ha un interesse in sé e la capacità militare per affrontare un conflitto regionale”.
Contestualmente, secondo Minniti, in Israele “comincia a farsi strada l’idea che [Netanyahu] non può pensare che l’unico modo per prolungare la sua vita politica sia quella di prolungare all’infinito la guerra”. Ma la cosa più importante per la comunità internazionale in questo momento dovrebbe essere “salvaguardare la stabilità dell’Egitto, sottoposto ad una pressione gigantesca a Nord e Sud”. Da un lato, infatti, “il valico di Rafah, dove la popolazione si è quadruplicata”, mentre dall’antro “il Sudan, dove stanno avendo la meglio le milizie legate alla Russia“. Quest’ultima, infatti, secondo Minniti rappresenta il più grosso rischio per l’Africa, specialmente perché “è presente in Mali, in Burkina Faso, nella Repubblica Centrafricana”, mentre recentemente anche in Niger, “che è un Paese chiave nel Sahel per il controllo dei flussi migratori“, ha chiuso un accordo con Putin. “Mi chiedo”, conclude l’ex ministro, “se a Bruxelles hanno compreso fino in fondo la posta in gioco”.