Marco Minniti, ex Ministro degli Interni fortemente criticato durante il suo mandato per aver varato il piano contro i migranti che porta il suo nome (ma che permise di fermare l’80% degli arrivi) a Ping Pong ha parlato dell’attuale piano del governo contro gli arrivi illegali. Il tema sul tavolo in questo momento è il discorso di Giorgia Meloni alle Nazioni Unite che ha chiesto un piano collettivo e condiviso per l’Africa e contro i trafficanti di esseri umani.



Un discorso importante secondo Minniti, perché è singolare che “un leader europeo abbia parlato dell’Africa all’Assemblea ONU, che aveva naturalmente al centro la guerra in Ucraina [evidenziando] che c’è un filo rosso che lega” le due questioni. “Oggi l’attenzione del pianeta deve essere molto diretta verso l’Africa”, sostiene, “perché è in atto un processo di destabilizzazione molto acuto che deriva da vicende interne e da sfide esterne”, campanello d’allarme sul fatto che “l’Africa può non farcela”. Tuttavia, sostiene Minniti, “tutto questo non basta, perché le Nazioni Unite [hanno] poteri sono molto limitati e [attraversano] una fase di crisi“, come dimostrerebbero le tantissime assenze, quasi maggiori “delle presenze”. Insomma, secondo l’ex Presidente, la “partita operativa [sull’Africa] non si gioca a New York, ma si gioca a Bruxelles e su questo l’Italia deve avere una diplomazia più esigente”.



Marco Minniti: “Dobbiamo costruire un rapporto di fiducia con l’Africa”

Partita, quella africana, che secondo Marco Minniti, deve giocarsi anche attorno ai trafficanti di esseri umani, che lui ritiene essere “uguali ai terroristi”. A suo avviso, “per avere un’azione di contrasto efficace nei confronti dei trafficanti c’è bisogno di costruire un rapporto di fiducia con quei paesi africani dove” operano. “Io penso che sia una proposta da fare in Europa”, spiega, “dobbiamo pensare a missioni di polizia internazionale contro i trafficanti come le facciamo contro i terroristi”.

La lotta ai trafficanti, inoltre, secondo Minniti, dovrebbe esortare l’Europa a “pensare in tempi rapidi ad un piano per la stabilizzazione, la crescita economica e la prosperità dell’Africa” che dovrebbe essere “messo all’ordine del giorno del Consiglio straordinario europeo che si darà a Granada il 6 ottobre”. L’esigenza di rapidità per il piano europeo, spiega, è motivata dal fatto che “da gennaio in poi si entrerà in una lunga campagna elettorale” europea, che finirà per tardare e rallentare l’azione della Commissione. “A Granada”, ribadisce ancora Minniti, “l’Italia deve presentarsi con un piano per l’Africa, che dica una cosa semplicissima, nel rapporto con l’Africa nessun paese europeo ce la può fare da solo”.

Minniti: “I migranti sono una sfida strutturale”

Passando, invece, alle critiche mosse da Schelin al suo operato, Minniti spiega che il suo piano “fu fatto dopo un anno particolarmente difficile, il 2016. La situazione era particolarmente complicata in Italia” e venne affrontata dall’esecutivo “con l’idea che bisognava andare in Africa”. E sottolinea che “abbiamo riportato le Nazioni Unite in Libia. Abbiamo risolto tutto? Assolutamente no, ma quello era un primo passo“.

“L’obiettivo oggi”, sostiene Minniti tornando all’attualità, “è quello di comprendere che la sfida migratoria è una sfida non emergenziale ma strutturale” e in quanto tale, per affrontarla “c’è bisogno di politica e di visione. Si tratta di tenere insieme due principi che sono fondamentali su questa vicenda come su tutte le altre. Il principio di sicurezza e il principio di umanità”, costruendo “quel rapporto con l’Africa che consenta di fare i rimpatri immediatamente” a fronte della garanzia di “ingressi legali”. Complessivamente, però, conclude Minniti “se la partita rimane una partita interna all’Europa o interna all’Italia, noi non ce la faremo. Il tema non è come ridistribuire in Europa, ma è l’Europa che si occupa dell’Africa e con l’Africa costruisce un rapporto di fiducia“.