Mino Raiola non è morto. A smentire la notizia della morte del noto procuratore calcistico è il professor Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione del San Raffaele. «Sono indignato dalle telefonate di pseudo giornalisti che speculano sulla vita di un uomo che sta combattendo», ha dichiarato all’Ansa. Parole che poi Zangrillo ha riportato in toto in un tweet. In merito alle condizioni di salute dell’agente, ha spiegato che sono molto gravi, ma sta lottando. Lo ha confermato anche José Fortes Rodriguez, braccio destro di Raiola, spiegando – come riportato da SportMediaset – che è «in gravi condizioni ma ancora in vita».
A tal proposito è bene allora fare qualche precisazione in merito a questo giallo. A dare la notizia della morte è stato Tg La7 con un tweet che al momento risulta cancellato dall’account. C’è invece uno pubblicato dallo staff di Mino Raiola: «Stato di salute attuale per chi se lo chiede: inca**ato la seconda volta in 4 mesi mi uccidono. Sembro anche capace di resuscitare». (agg. di Silvana Palazzo)
Current health status for the ones wondering: pissed off second time in 4 months they kill me. Seem also able to ressuscitate.
— Mino Raiola (@MinoRaiola) April 28, 2022
COME È MORTO MINO RAIOLA: LE ULTIME NOTIZIE
Sembra impossibile e invece secondo TgLa7 Mino Raiola è morto, il re dei procuratori sportivi conosciuto in tutto il mondo lascia la famiglia a soli 54 anni. Una notizia che squarcia il mondo del calcio a poche settimane dal suo vero “regno”, il calciomercato, nel pieno di trattative che sta portando avanti in prima persona anche in Italia (basti pensare ai soli Ibrahimovic e Romagnoli in casa Milan o Donnarumma in casa Psg).
Dopo il ricovero lo scorso gennaio per una malattia polmonare (non assimilabile a Covid-19 si limitarono a riferire nel bollettino dell’Ospedale San Raffaele di Milano) le sue condizioni di salute sembravano essere tornate normali e che dunque potesse proseguire nella riabilitazione senza alcun problema. Al momento non è dato sapere come è morto Mino Raiola, se per un peggioramento della malattia polmonare o se per altri malanni giunti nelle ultime settimane. Entrato una prima volta il 12 gennaio in ospedale (questa la nota ufficiale dai suoi canali social «Mino Raiola è stato sottoposto a controlli medici ordinari che hanno necessitato di anestesia. Si tratta di controlli programmati, non c’è stato nessun intervento d’urgenza»), Mino Raiola vi tornò qualche giorno più tardi quando venne ricoverato e operato con anestesia: poi l’uscita dal nosocomio di Milano il 21 gennaio per quella che sembrava la fine del suo percorso ospedaliero. Questo fino a stamane quando il 54enne re dei procuratori sportivi purtroppo non ce l’ha fatta.
MINO RAIOLA, IL RE DEL CALCIOMERCATO DA IBRAHIMOVIC A HAALAND
In attesa di ulteriori notizie e comunicazioni ufficiali da parte della famiglia – che Mino Raiola sia morto è stato annunciato anche dall’ANSA con fonti qualificate – il procuratore sportivo lascia un vuoto enorme nel mondo del calcio, lui tra i più famosi e anche discussi operatori di mercato nel vasto ambito dello sport.
Nel 2020 Forbes aveva stimato Mino Raiola al quarto posto in tutto il mondo nella classifica degli agenti più ricchi: fatturato da 84,7 milioni di dollari, giro di affari chiusi quell’anno per un valore di 847,7 milioni. Pogba, Ibrahimovic, Donnarumma, Haaland, De Ligt, Verratti, Romagnoli, Mkhitaryan, Balotelli solo per citare alcuni dei nomi “big” gestiti da Mino Raiola e dal suo entourage. Spregiudicato, considerato da molte società un osso durissimo nelle trattative, riusciva sempre a spuntare con il suo talento nelle operazioni un cospicuo contratto per i propri assistiti oltre che un notevole guadagno personale in termini di “commissione” e percentuali sulla vendita. L’uomo più potente nel mondo del calcio dei procuratori, assieme a Jorge Mendes e pochi altri, Mino Raiola nel bene e nel male ha segnato il calciomercato degli ultimi 20 anni: ora lo sport ne piange la scomparsa, con la redazione del “Sussidiario.net” che si stringe attorno alla famiglia per le più sincere condoglianze.