Lasciarsi alle spalle un passato di sofferenza e sognare di rifarsi una nuova vita nel nostro Paese. Con questa speranza tanti minori stranieri non accompagnati (Msna) arrivano in Italia e sono accolti in comunità perché senza genitori o altri adulti che possano occuparsi di loro. Dal 2017, con l’entrata in vigore della legge Zampa, è stata istituita la figura del tutore volontario: si tratta di cittadini che volontariamente e gratuitamente si assumono la tutela di minori stranieri non accompagnati accolti in comunità, rappresentandoli legalmente e diventando per loro un punto di riferimento importante.



Rispetto però al numero di Msna, acronimo che indica appunto i minori stranieri non accompagnati, i tutori sono pochi. Nella sola Lombardia sono presenti 2.887 minori stranieri non accompagnati, secondo i dati aggiornati a maggio 2022 del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. I tutori sono 350 e ne servirebbero almeno altri 1.500, stima il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Lombardia che ha pubblicato un nuovo bando di selezione lo scorso febbraio.



“I tutori volontari di Msna sottolinea il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Lombardia Riccardo Bettiga rappresentano un tassello fondamentale nel nostro sistema dell’accoglienza e contribuiscono a offrire a questi minori le opportunità necessarie per la loro nuova vita in Italia. Essere tutori significa essere il punto di riferimento legale, umano e personale per un minore collocato in una comunità. Chi ha la tutela di un Msna deve mettere a disposizione il tempo per gli adempimenti burocratici ma può anche scegliere di impegnarsi ulteriormente e costruire una relazione stretta con il minore. Questi ragazzi hanno bisogno di qualcuno che li accompagni per mano a conoscere la nostra società e il nostro Paese”.



Educare questi ragazzi ai doveri civici, farli integrare con i coetanei del nostro Paese, far conoscere le nostre regole e farle rispettarle è proprio il modo in cui ha interpretato il ruolo di tutore Graziella Falaguasta che da fine marzo scorso ha la tutela di due ragazzi egiziani di 14 e 17 anni: “Ho 72 anni e sono in pensione – racconta – dopo aver lavorato come giornalista e consulente di comunicazione. Sono vedova e non ho figli ma penso che per fare il tutore non ci sia bisogno di avere un’esperienza genitoriale. Ho scelto di aderire al bando della Regione per un sentimento di cittadinanza attiva e di solidarietà. I due ragazzi di cui ho la tutela si trovano nella stessa comunità di accoglienza, ci siamo conosciuti tutti e tre e quello più grande fa un po’ da fratello maggiore all’altro e da ‘mediatore linguistico’ perché il più piccolo non parla bene italiano. Consiglierei la tutela a tutte quelle persone che hanno a cuore una società equilibrata, più giusta, più coerente con il concetto di solidarietà e redistribuzione”.

L’obiettivo del nuovo bando della Regione è di implementare il più possibile il numero di queste figure che rappresentano un punto di riferimento molto importante per i tanti minori stranieri soli che si trovano sul territorio regionale. Per diventare tutore volontario di minori stranieri non accompagnati è sufficiente essere cittadini italiani (o europei), aver compiuto 25 anni, godere dei diritti civili e politici e non aver riportato condanne penali. Le candidature vengono valutate attentamente e sono previsti colloqui e formazione prima di essere iscritti nell’elenco istituito presso i Tribunali per i minorenni di Milano e Brescia. Lo slogan della campagna che affianca il bando di selezione è “Una nuova vita. Per te e per lui”. Il bando e tutte le informazioni necessarie sono disponibili sul sito: www.garanteinfanzia.regione.lombardia.it.