“Mio figlio Luca Attanasio sarebbe stato contrario alla pena di morte”. Sono state queste le parole pronunciate dal padre dell’ambasciatore ucciso in Congo nel febbraio 2021 assieme all’autista Mustapha Milambo e al carabiniere Vittorio Iacovacci all’indomani della richiesta, giunta da parte della Procura di Kinshasa, della condanna a morte per i 6 uomini imputati per l’omicidio del diplomatico. “Siamo contro la pena capitale – ha spiegato l’uomo ai microfoni del ‘Corriere della Sera’ –. Lo dicono la nostra Costituzione, il nostro senso civico, la nostra formazione cattolica. Sono gli stessi principi in cui si identificava nostro figlio. La pena di morte non potrà mai alleviare il dolore della nostra famiglia”.



Dal processo la famiglia di Luca Attanasio non aspetta vendetta, ma chiarezza ma la chiarezza. Il pm congolese sostiene che non si sia trattato di un agguato né di un tentativo di rapimento degenerato, come ricostruito inizialmente, ma di una vera e propria esecuzione: “Se davvero si è trattato di un omicidio premeditato – ha dichiarato Salvatore Attanasio –, allora bisogna capire chi è il mandante, sempre che non ce ne sia più di uno, e non fermarsi soltanto agli esecutori”.



LUCA ATTANASIO, IL PADRE SALVATORE: “NON SAPPIAMO CHI POTESSE VOLERE MIO FIGLIO MORTO”

Nel prosieguo dell’intervista concessa al “Corriere della Sera”, l’uomo ha commentato di non poter immaginare chi potesse volere la morte di suo figlio Luca Attanasio: “Lui lavorava a progetti umanitari, promuoveva la scolarizzazione e percorsi di recupero per bambini svantaggiati, non so se questo abbia potuto dare fastidio a qualcuno”. Per seguire la vicenda “siamo in contatto con gli avvocati del Ministero degli Esteri, che stanno studiando gli atti per comprendere meglio tutti gli aspetti emersi”.



Il 25 maggio, a Roma, è prevista l’udienza preliminare nei confronti di due dipendenti del Pam (Rocco Leone e Mansour Luguru Rwagaza, organizzatori della spedizione accusati di omicidio colposo, ndr) e il padre di Luca Attanasio si augura che possano emergere aspetti chiarificatori. Intanto, il ricordo dell’ambasciatore “vive con l’associazione ‘Mama Sofia’, fondata assieme alla moglie Zakia Seddiki, e gli ‘Amici di Luca Attanasio’, altro gruppo nato per promuovere i valori dei suoi progetti umanitari. Luca non c’è più, la nostra vita è stravolta, ma il suo messaggio vive ancora”.