La miocardite nei ragazzi, con particolare riferimento ai giovani di sesso maschile, dopo la seconda dose di vaccino Pfizer non è accompagnata da un aumento della percentuale di rischio della comparsa della malattia. Lo afferma uno studio pubblicato in queste ore su “The BMJ”, nel quale si dice che, fino a poche settimane fa, si tendeva a far circolare l’informazione secondo cui il rischio di miocardite in ragazzi sani di 12-15 anni dopo il richiamo vaccinale fosse quattro volte superiore al rischio degli adolescenti di essere ricoverati in ospedale per un’infezione da Covid-19.
Tuttavia, tale studio è stato ampiamente criticato per l’estrazione di dati da una fonte inappropriata per fornire un messaggio anti-vaccinale; infatti, esso ha utilizzato il sistema di segnalazione degli eventi avversi da vaccino degli Stati Uniti d’America (VAERS) per identificare il tasso di miocardite post-vaccinazione tra i ragazzi di 12-15 e 16-17 anni tra gennaio e giugno 2021, dopo la seconda dose del siero Pfizer-BioNTech. I ricercatori hanno concluso che il tasso di eventi avversi cardiaci dopo la seconda dose ha superato il tasso previsto di 120 giorni di ricovero ospedaliero Covid-19, stimando che il tasso di miocardite fosse pari a 162,2 casi su un milione di ragazzi sani fra i 12 e i 15 anni e a 94 casi su un milione nei giovani di 16-17 anni.
MIOCARDITE NEI RAGAZZI DOPO PFIZER: “DATI NON CONVALIDATI”
Trish Greenhalgh, professore di Scienze sanitarie di assistenza primaria presso l’Università di Oxford, ha detto a “The BMJ” che alcuni di questi studi sulla miocardite post Pfizer erano sospetti: “Il database VAERS è un sistema di monitoraggio passivo mantenuto dalla Food and Drug Administration e dai CDC, che invita il pubblico a segnalare qualsiasi effetto collaterale percepito o sospetto dopo la vaccinazione, in modo che i potenziali segnali di danno possano essere ulteriormente indagati. Fondamentalmente, tutte queste segnalazioni devono essere convalidate da altri sistemi di monitoraggio attivo. VAERS non può essere usato da solo per dedurre l’esistenza, la frequenza o i tassi di complicazioni da vaccino”.
Cosa che, a quanto pare, si è verificata anche questa volta: “L’utilizzo dei dati VAERS, come è noto, è stato usato dai gruppi no vax in passato per produrre stime allarmistiche dei danni da vaccini”. Non solo: a giugno il comitato di sicurezza dei CDC aveva detto che c’era una “probabile associazione” tra i vaccini Pfizer/BioNTech e Moderna e la miocardite e pericardite in alcuni giovani adulti, ma il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti d’America e altre agenzie hanno sottolineato che l’effetto collaterale era “estremamente raro“. La Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency del Regno Unito ha reso noto di essere giunta alle stesse conclusioni: i casi di miocardite e pericardite erano rari e tendevano ad essere lievi, con la maggior parte delle persone colpite che si riprendevano con semplici cure e riposo.