Gianni Mion, per anni amministratore delegato di Edizioni, la holding dei Benetton, nonché colui che ha guidato l’espansione del gruppo fino alle autostrade e agli aeroporti, ha recentemente rilasciato un’intervista per il quotidiano Repubblica. Neanche a dirlo, le sue risposte si sono concentrate sui recenti scandali che sono sorti attorno alla tragedia del Ponte Morandi, che secondo lui era notoriamente a rischio strutturale.



“L’avevo già detto durante le indagini”, ci tiene a sottolineare subito Mion, spiegando che “in quella riunione mica ci spiegarono che il ponte stava per venire giù“. Spiega anche che “noi pensavamo che i controlli li facessero i nostri tecnici di Spea, poi è venuto fuori come facevano le indagini“, sottolineando ancora una volta che “non sapevamo tutto quello che è venuto fuori dopo. Io chiesi solo se qualche ente terzo avrebbe certificato lo stato di salute del viadotto”, ma il direttore generale gli rispose “ce lo autocertificheremo“. Ma Mion non vuole sembrare indifferente, e sostiene che i familiari delle vittime “hanno ragione” se si lamentano della sua inerzia, spiegando anche che “bisognava chiedere scusa subito dopo il crollo”.



Mion: “Castellucci? È bravissimo, ma circondato da incapaci”

Complessivamente Gianni Mion spiega che attorno al ponte Morandi sono stati commessi troppi errori da Benetton, sottolineando che “eravamo troppo autoreferenziali” e che “negli organi di controllo c’erano troppi diplomati e pochi tecnici“. Dal conto suo, sostiene di pensare “sempre a tutte le cose di cui mi sarei dovuto preoccupare e di cui non mi sono occupato”, ma tuttavia “purtroppo non posso rinascere, ho finito la mia corsa, speravo che finisse meglio”.

Passando, invece, a parlare di Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade, Mion sostiene di non aver cambiato la sua opinione, sottolineando che “è bravissimo, un fuoriclasse. Il problema è che si è circondato di collaboratori per niente al suo livello“, e se proprio deve lamentargli qualcosa, sono le mancate scuse dopo il disastro (evitabile) che è costato la vita a ben 43 persone. Ma pensa anche che “anche lui, che è una brava persona, se tornasse indietro non farebbe lo stesso”. Mion, in chiusura, sostiene di essere pronto, eventualmente, a subire le conseguenze legali di quanto accaduto, “facciano come ritengono giusto. Poi non è detto che la giustizia trionfi, ma io quello che potevo dire l’ho detto, su quello che non ho fatto vedano loro se ci sono gli estremi per indagare“.