Il Comitato tecnico scientifico, che ha guidato le decisioni politiche dall’inizio dell’emergenza Covid, sembra avere ora un ruolo marginale. Ne è convinto Agostino Miozzo, medico della Protezione civile che dal febbraio 2020 al 15 marzo 2021 è stato coordinatore proprio del Cts. “Il dibattito scientifico è stato sostituito da analisi politiche. Le ultime decisioni sono state adottate senza la testimonianza di una riunione del Cts. Allora non ha più ragione di esistere? Non serve più?“, dice ai microfoni del Fatto Quotidiano. Il ruolo degli esperti appare ridimensionato ora. “Inizialmente il Cts si riuniva quasi tutti i giorni. Ora siamo in emergenza e l’ultima riunione risale al 29 dicembre“, fa notare Miozzo.



Attualmente è responsabile del progetto vaccinazioni in Sierra Leone della Regione Lombardia, ma è anche consulente per l’emergenza Covid e la Protezione civile in Calabria. La sua sensazione è che da quando ha lasciato la guida del Cts qualcosa è cambiato. “Mi dispiace che non ci sia più un parere forte e autorevole da parte dell’istituzione che nei due anni passati ha gestito l’emergenza con il governo“. L’ultimo parere noto è quello che riguarda le quarantene, mentre su scuola e obbligo vaccinale non c’è, almeno ufficialmente.



“CONDIZIONATI DA 10% NON VACCINATI? IMBARAZZANTE”

Un parere scientifico sull’obbligo vaccinale, per decidere se fissare il limite a 50 anni piuttosto che a 40 anni, io forse l’avrei chiesto. Anche sulla scuola avrei chiesto un parere scientifico. Mi ha sorpreso questa decisione“, prosegue Agostino Miozzo. Ma nell’intervista resa al Fatto Quotidiano chiarisce che condivide comunque le misure adottate, anche se “l’obbligo vaccinale solo per gli over 50 mi sembra poco. E il 15 febbraio mi sembra troppo tardi, avrei fatto la fine del mese“. Qualcosa, dunque, è cambiato nel metodo adottato dal governo quando si tratta di decidere sul Covid. “C’è molta più politica rispetto al verbo scientifico, ormai per il governo è sufficiente sentire i dati dell’Istituto superiore di sanità per prendere delle decisioni“. Quindi, il governo ha i dati per decidere, ma potrebbe comunque affidarsi a indicazioni scientifiche.



Invece nel 2022 il Comitato tecnico scientifico non si è ancora riunito. “Io non vedo le riunioni, non leggo i dati e la discussione scientifica che si tiene nel Cts. Deduco che sono cambiate le regole, le necessità e le richieste del mondo politico. Che sia esso il governo o le Regioni“. Riguardo l’obbligo vaccinale, Miozzo è netto: “Possiamo essere condizionati dal 10%? Io questo lo trovo imbarazzante. Dobbiamo raggiungere la copertura vaccinale il più presto possibile e il più radicale possibile. Invece l’obbligo vaccinale sul posto di lavoro entrerà in vigore il 15 di febbraio, quando avremo finito l’ondata di Omicron“.

“FIGLIUOLO? TAMPONA DISASTRI…”

L’emergenza ora è in corso e bisognerebbe rivedere i criteri che determinano i colori, in particolare la zona rossa, visto che c’è la variante Omicron. “Si sentono tante voci sui media ma nessun parere autorevole delle istituzioni. Manca una voce istituzionale, ho la sensazione che sia debole in questo momento“, il parere di Agostino Miozzo. Lo stesso ragionamento vale per lo smart working: “Avere un parere scientifico non sarebbe male“, afferma al Fatto Quotidiano. Ancor più delicato è il tema della scuola, che conosce bene visto che tra marzo e aprile è stato anche consulente del ministero. “Quello sulla scuola è un disastro annunciato. E con disastro mi riferisco al ritorno alla didattica a distanza. Ho la sensazione che si stia sempre rincorrendo l’emergenza“. Per Miozzo è intollerabile che si viva alla giornata.

Del resto, parla un uomo cresciuto nella Protezione civile, dove il mantra è la prevenzione. “Se si vuole ridurre la vulnerabilità di una popolazione, lo si deve fare in tempo di pace. Altrimenti, quando arriva l’emergenza non si può fare altro che pregare”. Il commissario Figliuolo comunque non può fare di certo miracoli, ma il lavoro svolto è importante secondo Miozzo. “Sta tamponando il disastro della Sanità, non può tamponare anche il disastro della scuola. Che è un disastro antico, non dipende dal ministro Bianchi o dalla ministra Azzolina“. Di fatto ci si ritrova in una situazione in cui “la soluzione ai problemi sanitari della scuola la deve trovare la scuola. Non è possibile che ci si appoggi al sistema sanitario che è già sotto stress“. Bisognerebbe allora trovare un sistema di gestione autonoma delle necessità della scuola per smettere di vivere alla giornata.