Agostino Miozzo, ex coordinatore del Comitato tecnico scientifico, è intervenuto sulle colonne del “Corriere della Sera” per commentare le modalità di gestione della pandemia nel primissimo periodo d’emergenza, quando il virus SARS-CoV-2 era un nemico decisamente meno noto rispetto a oggi. L’intervistato ha sottolineato che “la gestione di qualsiasi emergenza è zeppa di errori. Pensiamo al contesto in cui ci siamo mossi e abbiamo dovuto prendere decisioni drammatiche, praticamente al buio. Senza informazioni, senza elementi di certezza, senza una guida parte degli organismi internazionali. In quella fase le scelte del governo dipendevano da valutazioni scientifiche, mentre dopo sembra aver prevalso una logica più politica”.
L’entità del pericolo forse è stata compresa troppo in ritardo? Miozzo ha risposto al quesito rimarcando che nei primi giorni del 2020 le uniche informazioni disponibili arrivavano dalla Cina. Fino a metà febbraio in Occidente si sapeva dell’esistenza di una malattia grave nella regione di Wuhan e il 20 dello stesso mese, nel mondo occidentale, i casi erano 924, di cui 585 riguardavano il focolaio della Diamond Princess, la nave bloccata al largo di Yokohama. Solo l’11 marzo l’OMS ha annunciato ufficialmente l’avvio della pandemia.
MIOZZO: “CHIUDERE GLI AEROPORTI FU INUTILE, IL VIRUS ERA COMUNQUE SBARCATO”
Nel prosieguo del suo intervento sul “Corriere della Sera”, Agostino Miozzo ha evidenziato che l’Italia fu il primo Paese a chiudere gli scali ai voli dalla Cina nel tentativo di rallentare la possibile diffusione del virus, anche se “col senno di poi si è capito che chiudere gli aeroporti fu inutile, perché il virus era comunque sbarcato. Criticare a fuochi spenti le nostre scelte è facile. In quella fase non c’erano certezze neppure sui tempi di incubazione dell’infezione, si oscillava tra 2 e 14 giorni”.
Indubbiamente “la partita di UEFA Champions League fra Atalanta e Valencia del 19 febbraio ha agito da incubatore del virus” ed è stata “durissima blindare l’Italia. Nessuno sapeva quali sarebbero state le conseguenze del lockdown. Esitavamo, cercavamo un equilibrio, ma alla fine ha vinto il virus”. Si sarebbe forse potuto/dovuto chiudere prima? “Certo, se avessimo anticipato i provvedimenti al 20 febbraio la diffusione sarebbe stata diversa. Mancavano però i presupposti per deciderlo. A me tutti questi soloni che adesso criticano quanto è stato fatto sembrano patetici. Bravissimi, da fuori”.