Lo scenario peggiore effettivamente era devastante“. Comincia così l’intervista di Agostino Miozzo a Piazzapulita sull’emergenza Covid. Il programma di La7 lo ha sentito alla luce delle notizie esclusive che ha raccolto in merito all’inchiesta della procura di Bergamo. Miozzo all’epoca era il coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) che aveva visionato il lavoro di Stefano Merler, volutamente secretato. “Se tradotto e dato in pasto ai media così improvvisamente, a nostro parere, avrebbe potuto generare conseguenze piuttosto critiche. Quindi, suggerimmo di tenere riservata la diffusione di quel piano“.



Per quanto riguarda le chiusure, Agostino Miozzo a Piazzapulita prova a far intendere le difficoltà del momento del governo: “Mi metto nelle vesti del politico che doveva ordinare questo: come ordino una chiusura quando il 20 febbraio c’era il paziente uno? Perché devi chiudere la Sicilia se non stava succedendo nulla? Non può essere l’epidemiologo o l’esperto di emergenza alla Protezione civile a prendersi la responsabilità del controllo del territorio. Merler dava delle proiezioni sulla base di un calcolo ipotetico statistico“. Poi è arrivata l’ondata travolgente: “I tamponi non c’erano, gli ospedali ci dicevano che non avevano mascherine, reagenti, mascherine, guanti, camici e CPAP. Ad un certo punto abbiamo chiesto alla Decathlon le maschere dei subacquei per usarle al posto dei CPAP“.



MIOZZO SMENTISCE CONTE SU ZONA ROSSA

Prima di allora “c’erano visioni diverse” sulle chiusure. “L’epidemiologo aveva una visione pessimistica. C’era un bilanciamento di visioni“. Neppure la Regione Lombardia chiese le zone rosse a Nembro e Alzano Lombardo. “L’ha detto lei, no? Appunto“, conferma timidamente Agostino Miozzo. Il 2 marzo si riunì il Cts con il ministro Roberto Speranza e l’allora premier Giuseppe Conte. Non v’è traccia di alcun verbale, ma l’allora coordinatore del Cts prese degli appunti. “Sottolineammo lo stato di serietà e di preoccupazione dell’evoluzione, suggerendo limitazioni importanti. Cosa disse Conte? Non lo ricordo“. Lo ricorda Piazzapulita proprio dai suoi appunti. “La zona rossa va usata con la massima parsimonia perché ha un costo sociale, politico, non solo economico, molto alto. Occorre indicare misure che siano anche sostenibili, fattibili sul piano operativo. Fatemi riflettere. Devo capire se questa misura può avere un effetto contenitivo reale“. Si fece riferimento ai Comuni di Alzano e Nembro, dunque il premier Conte era a conoscenza della situazione. “Descrivemmo anche quella situazione“. Ma Conte ha dichiarato di averlo appreso al Cdm del 5 marzo. Miozzo non ci sta all’idea di avere delle responsabilità sui morti che si potevano evitare: “Trovo insultante una valutazione del genere, ridicola. Col senno del poi si può dire qualsiasi cosa. Non ho mai visto nessuna mano alzarsi per dire che ci sarebbero stati quei morti. Sono valutazioni strumentali e pericolose. Gli ospedali a settembre, non a marzo, erano ancora impreparati“.



MIOZZO “NOI EPIDEMIOLOGI ERAVAMO SOLI”

Ma Agostino Miozzo interviene anche in collegamento con Piazzapulita. “Non ci siamo affidati solo a epidemiologi? Anche il parere del geriatra era importante, ci diceva che bloccando gli anziani a casa c’erano delle conseguenze per altre patologie. Il pediatra ci faceva delle considerazioni drammatiche per la salute fisica e mentale dei bambini chiusi in casa. Dobbiamo contestualizzare. Il Cts aveva questa pluralità. Il parere di Merler è stato ascoltato con grande attenzione e rispetto, ma non ci potevamo confrontare con precedenti, quindi dovevamo inventare“. L’impreparazione era collettiva. “In quei momenti la classe sanitaria non era preparata. Non c’era nulla. C’era un piano pandemico, che non si può risolvere in un fascicolo, va comunicato. Va scritto, predisposto e trasformato in azione, mesi prima“. Infine, spiega il pensiero che lo insegue: “Siamo stati molto soli. La percezione della solitudine nel raccomandare al governo e al Paese le indicazioni… eravamo soli. Diventano allergico quando sento considerazioni col senno del poi. In quel momento il Cts doveva esprimersi e consigliare qualcosa che nessuno aveva visto prima di allora”.