C’è una dimenticanza che vorrei riparare. È importante per me, e spero che sia utile per molti. Magari aiuterà a combattere la superficialità con cui guardiamo la realtà del dolore e del male, convinti di sapere tutto a priori.

C’è un particolare enorme che ho scoperto con un giorno di ritardo, a proposito del fatto criminale con esiti atroci accaduto a Mirandola, in provincia di Modena. Qui nella notte un delinquente è penetrato negli uffici della Polizia municipale. Il criminale ha rubato un telefono, un giubbotto antiproiettili, tre berretti. Dopo di che ha dato fuoco agli ambienti: si è trasformato in piromane. L’incendio ha generato fumo che è salito invadendo gli appartamenti situati sopra il sito dei vigili urbani. Bilancio: due donne anziane morte soffocate, il marito della donna accudita molto grave, più di dieci feriti.



Il delinquente si apprende ben presto che è un nordafricano. Poi si apprende che è un marocchino, già espulso e naturalmente rimasto in Italia a delinquere. Le morte? Sparite. Conta lo status dell’assassino. Un clandestino. Uno che non doveva restare tra noi.

Ecco il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. “Arrestato giovane immigrato nordafricano per il rogo che ha devastato la sede della Polizia locale di Mirandola: due morti, decine di feriti e intossicati. Una preghiera e un abbraccio alle famiglie delle vittime. Altro che aprire i porti! Azzerare l’immigrazione clandestina, in Italia e in Europa, è un dovere morale: A CASA tutti!”. È un politico. Siamo in campagna elettorale. C’è il cordoglio. Ma subito si va al punto: azzerare l’immigrazione clandestina.



I Cinquestelle e il Partito democratico rispondono: il ministro dell’Interno dovrebbe domandarsi perché non ha impedito tutto questo, ed è responsabilità sua non aver rispedito in patria il “giovane nordafricano”.

Ho sintetizzato ma le notizie comunicate sono state queste. Siamo stati trascinati a dar ragione a Salvini oppure a Di Maio e Zingaretti. O magari un po’ a tutti e tre. E allora dov’è la dimenticanza? Rileggendo per caso ho scoperto che la signora deceduta era una emiliana di 84 anni. E l’altra? Era la badante di 74 anni, ucraina.

Quando ho letto mi è venuto da pensare questo. La vittima era una signora extracomunitaria. A 74 anni lavorava, lontana da casa, dalla sua famiglia, serviva due signori anziani. Sul Resto del Carlino leggo con voi. Lo so che ripeto, ma bisogna chinarsi sui particolari perché sono persone: “Nel terribile rogo hanno perso la vita una donna di 84 anni, Marta Goldoni, e la sua badante ucraina di 74 anni, Yaroslava Kryvorucnko. Entrambe residenti in un appartamento vicino alla sede della municipale, sarebbero state uccise nel sonno dal fumo. L’anziana era allettata. In condizioni critiche il marito, sempre per via del fumo inalato”.



Yaroslava! Non dovrebbe essere pensionata? Poter riposare tra i nipoti? Penso che forse la sua famiglia ormai fosse tra noi. Extra che?

Vasilij Grossman, scrittore grandissimo del Novecento, nei suoi romanzi e racconti ambientati in Ucraina racconta dell’invasione tedesca, dello sterminio degli ebrei per opera delle SS. Continuamente scrive che le atrocità non stupiscono, sono costanti nella vita dell’umanità. Il miracolo da osservare con cura, per cui stupirsi, è quello della bontà. Di certo dei fatti di Mirandola in tanti abbiamo scorto il male, ci siamo annoiati per le solite contese politicanti. Ora però sappiamo di più. C’è anche tra quelle pareti fumanti la testimonianza di una vita di servizio, per guadagnare il pane, accudendo chi noi italiani pasciuti o meno non abbiamo energie, tempo, umiltà di curare. Correggiamo chi lo dimentica, correggiamo noi stessi.