A quasi un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, l’isolamento economico a cui Europa e Stati Uniti hanno sottoposto la Russia non l’hanno frenata. «Le lancette dell’orologio russo stanno correndo più lentamente di quelle europee e Putin lo sa», afferma Marina Miron, accademica onoraria del Dipartimento Difesa del King’s College di Londra, al Fatto Quotidiano. La studiosa di conflitti contemporanei e strategia militare ha ricordato cosa accadeva a chi metteva in guardia dall’effetto boomerang delle sanzioni: «Venivano accusati di disinformazione». Le sanzioni, dunque, non hanno funzionato. «Inizialmente sono state emesse perché c’era bisogno di mostrare che la coalizione occidentale stava facendo qualcosa».



Ma la Russia era sottoposta da tempo a sanzioni, quindi «ha capito come uscire dal loop, sfruttare a suo vantaggio l’isolamento, collaborando con Stati che prescindono dalla sua dimensione politica». Il Cremlino ha trovato nuovi alleati e il modo per aggirare le sanzioni. Dunque, Marina Miron ha evidenziato la guerra economica non è riuscita a fermare la guerra in Ucraina.



MIRON “RUSSIA HA VINTO SU UN ALTRO FRONTE”

Oltre ad aver ricalibrato la sua posizione, la Russia «ha paradossalmente vinto su un altro fronte, trovando nuovi alleati che geograficamente sono importanti invece per l’Unione, in Africa e America Latina». L’Occidente, secondo quanto spiegato da Marina Miron al Fatto Quotidiano, «dimentica altre regioni dove con la Russia si dovranno fare per forza i conti». Ad esempio, ricorda che «nell’Artico è Mosca a guidare la militarizzazione». Inoltre, nei momenti di crisi il Cremlino non ha tagliato il budget dell’esercito. «Se un giorno al Cremlino dovessero rimanere le risorse per investire in un solo settore, finirebbero in quello militare». Infatti, anche attualmente, nonostante le sanzioni, la Russia continua a investire nel settore bellico. «Per l’embargo lo sviluppo è rallentato, ma non è fermo. Hanno difficoltà a procurarsi nuove tecnologie, come i microchip, ma collaborano con la Cina», aggiunge Miron. Eppure l’Unione europea intende seguire la stessa strada, nonostante non abbia prodotto l’effetto desiderato. «Non solo i prezzi delle risorse energetiche aumenteranno, ancora più difficile sarà il rispetto della green policy. La Russia tenterà di usare queste questioni interne all’Occidente nella guerra dell’informazione», conclude Miron nell’intervista.

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