Nelle ultime settimane si sono registrati numerosi casi di Mis-C, sindrome infiammatoria multi-sistemica legata al Covid, e che colpisce soprattutto bambini e giovani. In Italia fino ad oggi sono stati segnalati 239 casi, e al momento la comunità scientifica è ancora in parte divisa fra chi la associa alla sindrome di Kawasaki, e chi invece la considera una patologia a se stante. La Mis-C provoca “febbre elevata – spiega al Corriere della Sera Andrea Biondi, direttore della Clinica pediatrica università Bicocca di Milano-Bicocca, Fondazione MBBM / Ospedale San Gerardo di Monza , e il professor Andrea Taddio, associato di Pediatria all’Università di Trieste e consigliere del Gruppo di studio di Reumatologia della Società italiana di pediatria – segni di infiammazione sistemica evidenziati dagli esami di laboratorio (aumento dei neutrofili tra i leucociti, la Pcr elevata che è un indice di infiammazione, la linfopenia che ovviamente è tipica del Covid), con segni e sintomi di interessamento d’organo: il cuore , i polmoni, i reni”. Lo stesso Andrea Biondi specifica anche le differenze rispetto alla Kawasaki: “La maggior parte delle malattie di Kawasaki si manifesta sotto i 5 anni. Caratteristica della Mis-C sono i bambini più grandi e il 25% dei casi registrati dai Cdc al maggio del 2021, che sono 3.742 negli Usa, è nella fascia 12-18 anni”.
Ma come viene curata questa sindrome? “I farmaci che si usano sono essenzialmente gli steroidi e le immunoglobuline ad alte dosi, ovvero la stessa terapia utilizzata nella Kawasaki — risponde il direttore della Clinica pediatrica —. Le immunoglobuline hanno un effetto immunomodulante che, associato all’effetto immunosoppressivo del cortisone, permette di curare in tutti i casi questa malattia. Anche il ragazzo tredicenne che nel giro di 24 ore è andato in shock cardiogeno, ricoverato qui da noi, ne è uscito con questa cura”. Andrea Taddio, assieme ad un gruppo di colleghi, sta realizzando un primo importante studio sulla Mis-C: “Nel primo studio su 53 bambini affetti da sindrome multi-infiammatoria sistemica inseriti nel registro nazionale, pubblicato su Pediatric Rheumatology – ha spiegato sempre al Corriere della Sera – rivista scientifica della Società europea di reumatologia pediatrica (con il professor Marco Cattalini dell’Università degli Studi di Brescia, ndr) abbiamo confermato che c’è una correlazione tra SARS-CoV-2 e sindrome multi-infiammatoria sistemica e ne abbiamo descritto le caratteristiche cliniche e di laboratorio”.
MIS-C, SINDROME INFIAMMATORIA MULTI-SISTEMICA: “LA PROGNOSI DI QUESTI CASI È BUONA MA…”
Ma Taddio aggiunge: “La prognosi di questi casi è buona. Sostanzialmente la malattia rimane nel complesso rara ma ormai c’è un’attenzione verso questi casi, almeno in ambito pediatrico, per cui se la terapia è tempestiva guariscono praticamente tutti. Nel nostro registro c’è stato purtroppo un decesso, ma tutti gli altri sono guariti senza sostanzialmente lasciare esiti cardiaci”.
Di conseguenza si palesa per l’ennesima volta la necessità di vaccinare contro il covid anche i più giovani: “Come ha detto il professor Mantovani – ha ripreso la parola Andrea Biondi – il vaccino nella fascia adolescenziale funzionerà come una sorta di cintura di sicurezza, di protezione nei confronti dell’incertezza. Quindi tutta la querelle sui vaccini tra i 12 e i 16 anni è un problema che non si pone per tre ordini di motivi: primo, è sbagliato mettere il tema in competizione con le altre fasce più a rischio, adducendo che non ci sono vaccini a sufficienza. La seconda obiezione: non siamo certi che il vaccino protegga da questo tipo di complicazione severe, ma è ragionevole pensare che lo sia perché bene o male elemento scatenante il Covid di questa risposta disimmune in alcuni soggetti suscettibili. Terzo, credo che lo percepisca anche la gente che più il virus circola, più il rischio di varianti che si possono creare aumenta e i giovani da questo punto di vista sono molto più intelligenti di quanto pensiamo . Perché se anche vaccino non vuol dire liberi tutti, vaccino vuol dire strumento di protezione in più. Si aggiungerà cioè alle protezioni che, ahimè, dovremo mantenere anche se vaccinati: mascherine, lavaggio delle mani e distanziamento”.