Tanja Miscevic, ministro serbo, parlando al Die Welt della probabile entrata nell’UE della Serbia ha dichiarato: “Puntiamo al 2030 come anno entro il quale vogliamo diventare membri dell’UE. Perché questo è l’anno menzionato da Bruxelles. Ma non la prendiamo come una promessa, bensì come un obiettivo a cui stiamo lavorando. Vogliamo essere pronti non appena l’UE sarà pronta ad accettare nuovi membri”. Il cancelliere Olaf Scholz ritiene inconcepibile che due Paesi che non si riconoscono diventino membri dell’Unione europea: per questo, sarebbe prima necessario il riconoscimento del Kosovo da parte della Serbia. “Ascoltiamo e rispettiamo la posizione del Cancelliere e della Germania, ma stiamo negoziando con l’UE sull’adesione. Secondo il quadro negoziale la condizione per la Serbia non è il riconoscimento del Kosovo, ma piuttosto un accordo giuridicamente vincolante sulla normalizzazione globale” prosegue il ministro.



“Chiediamo che Pristina unisca le comunità serbe affinché siano tutelati i diritti collettivi dei serbi che vivono lì” spiega Miscevic, che continua: “La Costituzione della Serbia, alla quale io come ministro devo attenermi come tutti i cittadini del nostro Paese, afferma che il Kosovo fa parte della Serbia. Ma siamo pronti a normalizzare le relazioni, in modo che le persone, indipendentemente dalla loro etnia, possano vivere la propria vita normalmente”. Il 24 settembre, i serbi armati hanno attaccato gli agenti di polizia kosovari nel nord del Kosovo, provocando la morte di un agente di polizia. La politica spiega: “Abbiamo avviato un’indagine. Siamo aperti a qualsiasi forma di indagine internazionale per scoprire cosa è successo”.



Miscevic: “Non siamo più la Serbia di vent’anni fa”

La Serbia, secondo il ministro Tanja Miscevic, merita di entrare a far parte dell’UE. “Non siamo più il Paese di vent’anni fa”, spiega al Die Welt. “Abbiamo riformato le nostre istituzioni, non solo nel settore della giustizia, ma anche in quello dei trasporti e della sicurezza alimentare, nonché delle leggi sulla proprietà intellettuale e sui media. Naturalmente c’è ancora molto da fare. Ma la fantastica prospettiva di diventare parte dell’UE è la forza trainante per ulteriori riforme”. Riguardo la libertà nel Paese e le classifiche che la mettono al 91° posto su 180, lei sottolinea: “Seguiamo queste valutazioni molto da vicino e ci concentriamo quindi sulle riforme della nostra Costituzione, dello Stato di diritto e della libertà di stampa. La prova migliore che abbiamo svolto un buon lavoro è la corretta attuazione di queste misure, come la riforma giudiziaria, in base alla quale giudici e pubblici ministeri per la prima volta saranno eletti dai loro colleghi e non dal Parlamento. O le leggi sui media con cui vogliamo proteggere meglio i giornalisti e rafforzare le autorità di regolamentazione indipendenti. Ora dobbiamo attuare queste riforme“.



“Siamo l’unica regione circondata dagli Stati dell’UE ma non facciamo parte delle istituzioni europee. Questo è un problema sulla scia della globalizzazione e della connettività, per la lotta al cambiamento climatico, ma anche per la migrazione. Diamo un’occhiata alla Serbia. Due terzi del nostro commercio avviene con l’UE. I cambiamenti geopolitici dell’ultimo anno hanno dimostrato quanto sia importante restare uniti” sottolinea il ministro. Eppure il Paese non ha aderito alle sanzioni occidentali contro Mosca perché “dipendiamo fortemente dal gas e dal petrolio della Federazione Russa, ma stiamo diversificando il nostro approvvigionamento energetico. Inoltre, secondo la nostra esperienza, la popolazione serba non è favorevole alle sanzioni” conclude.