L’odio e il fastidio per determinati suoni ha un nome: si chiama misofonia, è stata identificata meno di quindici anni fa ed è un disturbo riconosciuto. La misofonia consiste in una risposta emotiva sproporzionata – come reazioni di rabbia o disgusto – davanti ai suoni della vita quotidiana, spesso di origine umana, come quelli emessi mentre si mangia o si respira. Secondo uno studio appena pubblicato sulla rivista Plos One, questo disturbo colpisce l 18% dei britannici e non farebbe distinzione fra uomini e donne.



Per chi soffre di misofonia, tale disturbo può rappresentare un “peso significativo” nella loro vita. Questa particolare condizione è stata studiata dai ricercatori del King’s College di Londra) che hanno studiato un campione di 900 persone. In collaborazione con clinici specializzati, hanno somministrato dei questionari e hanno intervistato i partecipanti allo studio fornendo loro un elenco di suoni che scatenano la misofonia, tra cui per esempio l’atto di schiarirsi la gola, tosse, annusare, masticare, sbadigli, russare, il pianto di un bambino… I risultati sono stati commentati al quotidiano Le Figaro dal professor Cédric Lemogne, responsabile del dipartimento di psichiatria degli adulti dell’Hôtel- Dieu (Parigi), che non ha partecipato allo studio. “Troviamo ostilità nei confronti delle persone che causano il rumore, sensi di colpa, la tendenza a evitare determinate situazioni, scatti d’ira o di panico” analizza l’esperto.



Misofonia, quando si manifesta l’odio per i suoni e le ipotesi degli esperti

L’odio per i suoni, cioè la misofonia, può dare luogo nelle persone che ne soffrono a una gamma di reazioni che spazia dalla semplice irritabilità a veri e propri impulsi aggressivi dettati dalla rabbia. “Il disturbo compare di solito nell’infanzia o nell’adolescenza, pur rimanendo limitato a rumori specifici, spesso rumori della bocca prodotti da parenti stretti” ha spiegato il dottor Alain Londero, otorinolaringoiatra dell’Ospedale Europeo Georges-Pompidou, interpellato da Le Figaro. Poiché si tratta di una condizione relativamente comune, l’obiettivo dei ricercatori ora è capire oltre quale soglia si può parlare di semplice difficoltà oppure di patologia.



Per Arnaud Norena, ricercatore presso il laboratorio di neuroscienze cognitive del CNRS di Aix-Marseille, sostiene che la misofonia non è “un disturbo dell’udito, come l’iperacusia, in cui i pazienti sentono i suoni più forte, indipendentemente dal loro significato. Nello studio, le persone colpite avevano una sensibilità del tutto normale agli altri rumori” dunque questo disturbo si configura come “più simile a una fobia – tranne che per il fatto che l’emozione predominante non è la paura, ma la rabbia”.