Sono iniziate le operazioni di consegna del sistema missilistico russo di difesa anti-aerea acquistato dalla Turchia, l’S-400. “Mai prima d’ora un paese membro della Nato aveva comprato armi da paesi non facenti parte dell’Alleanza atlantica”, dice il generale Carlo Jean, esperto di strategia militare e di geopolitica. Non è certo vietato farlo, aggiunge, “ma ovviamente è sempre stato sottinteso che mai si sarebbero dovute acquistare armi da Cina e Russia, nemici storici della Nato”. Le ragioni della scelta di Erdogan? “Dal punto di vista strettamente militare nessuna: contro chi deve difendersi la Turchia? L’unico nemico da cui si è sempre difesa è stata, appunto, solo la Russia”. Si tratta, dunque, secondo Jean, dell’ennesimo atto provocatorio verso gli Usa.
Ci può dire dal punto di vista militare che cosa è questo sistema missilistico S-400?
E’ un sistema anti missile e anti areo con missili di una gittata di circa 300 chilometri in grado di colpire armi che viaggiano a una velocità fino a 17mila chilometri orari. E’ stato progettato proprio per la sua vendita all’estero: oltre ai turchi, è oggetto di fornitura tra gli altri alla Cina, l’India e l’Arabia Saudita. Rafforzerà notevolmente le difese anti aeree della Turchia anche se non saranno compatibili con il resto del sistema militare in quanto la Turchia è membro della Nato e il suo sistema è ovviamente basato su quello della alleanza atlantica.
Ma un paese membro della Nato può comprare armi da paesi che non fanno parte dell’alleanza?
Può farlo, non ci sono regole in questo senso, tranne ovviamente che acquistarle da Cina e Russia, i paesi storicamente nemici della Nato stessa. In ogni caso fino a oggi non era mai accaduto che un paese Nato comprasse armi al di fuori dell’alleanza.
Come si spiega questa mossa? La Turchia aveva davvero bisogno di un sistema del genere?
No, sostanzialmente la Turchia non ne aveva bisogno, nonostante quello che ha detto Erdogan. Da chi deve difendersi Ankara? Per 50 anni si è difesa soltanto proprio dai russi.
Quindi siamo di fronte a una provocazione?
E’ la violazione di una precisa volontà americana che gli Stati Uniti faranno pagare alla Turchia. Trump ha già deciso di escludere il paese dal nuovo programma relativo agli F-35. E’ una sfida politica, evidentemente.
Si tratta di un ulteriore avvicinamento di Ankara a Mosca? Per la Russia si tratta di soldi importanti, viste le necessità dal punto di vista economico, giusto?
E’ ovviamente anche una questione finanziaria, legata a un avvicinamento dal punto di vista economico già in atto da tempo, come dimostra il gasdotto sottomarino che attraversa il Mar Nero e che fornisce appunto gas dalla Russia alla Turchia.
Oltre all’esclusione dal programma degli F-35, la Turchia deve temere anche l’espulsione dalla Nato?
No, fino a questo punto no. Viene “congelata” l’appartenenza della Turchia alla Nato, così come era successo con la Grecia dopo il colpo di Stato dei colonnelli nel 1967.
Come evolverà la situazione?
Gli Usa utilizzeranno le sanzioni economiche, avendo così buon gioco su un’economia in serie difficoltà.
La Turchia che si muove in modo autonomo può creare problemi ai paesi occidentali?
Ankara crea problemi agli Stati del Mar Nero e sicuramente rafforza la Russia nel Mediterraneo, che però non è una potenza militare tale da mettere in difficoltà la Nato.