La missione europea Euclid, di cui si attende il lancio nella giornata nel 1° luglio 2023, promette di rivoluzionare ciò che (non) conosciamo dell’Universo. A partire dai misteri che ancora avvolgono la materia oscura e l’energia oscura. Soltanto all’inizio del XX secolo le osservazioni di Edwin Hubble unite al lavoro teorico di Georges Lemaître svelarono che l’Universo era in espansione, portando con sé un’importante rivoluzione scientifica e filosofica.



Negli anni ’70, l’astronoma americana Vera Rubin dimostrò per la prima volta che le galassie ruotano troppo velocemente in relazione alla loro massa apparente. Un problema che si poteva risolvere introducendo grandi quantità di una misteriosa “materia oscura”, che è totalmente invisibile e che si manifesta solo attraverso i suoi effetti gravitazionali. Una trentina di anni più tardi, Saul Perlmutter e Adam Riess hanno dimostrato che l’espansione dell’Universo non è lineare in quanto sta accelerando. Ancora una volta, “qualcosa” deve essere aggiunto ai modelli per farli coincidere con le osservazioni. Ed è proprio a questo “qualcosa”, ossia l’energia e la materia oscura, a cui la missione Euclid darà la caccia nei prossimi anni. Nello specifico, la materia oscura costituisce il 25% del contenuto dell’Universo, mentre l’energia oscura il 70%. Insomma, gli scienziati al momento sono a caccia di risposte che possano far luce sul 95% di ciò che costituisce l’Universo, a oggi totalmente ignoto.



Missione UE Euclid, “svolgerà stesso lavoro di Hubble in 2,5 giorni, poi…”

L’Agenzia Spaziale Europea sta per lanciare da Cape Canaveral la missione Euclid, che sarà collocato a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra per indagare la materia e l’energia oscura. La sua collocazione non sarà affatto casuale: il punto in cui si troverà Euclid è chiamato “secondo punto di Lagrange”, cioè un particolare punto di equilibrio gravitazionale ben noto agli astronomi. “Da quando è stato messo in funzione nel 1990, il telescopio spaziale Hubble ha coperto un’area di cielo equivalente a quella che Euclid sarà in grado di fare in due giorni e mezzo, con la stessa qualità d’immagine” ha spiegato a Le Figaro Yannick Mellier, direttore della Ricerca dell’Institut d’astrophysique de Paris e responsabile scientifico del consorzio Euclid.



In sei anni, Euclid dovrebbe realizzare un’esauriente rilevazione su un terzo del cielo, ossia la porzione di volta celeste che può essere osservata, una volta escluso il piano dell’ellittica su cui orbitano i pianeti e la Via Lattea, trattandosi di due piani troppo abbaglianti e che quindi non consentirebbero di accedere alle galassie più lontane, quelle che potrebbero custodire il segreto sulla reale identità della materia oscura e dell’energia oscura.